L'Associazione El Filo' propone una unita' didattica sulla cultura del Ballo e della Musica nel Salento

 

Seminario sulla diffusione della Pizzica nel Salento:

 

            collegamenti tra la Pizzica e la cultura Mediterranea

            il fenomeno degli  Attarantati e la musico-terapia

            la Pizzica de core e il ballo di corteggiamento

           

            la festa di San Rocco e il ballo delle spade

            la Pizzica e il ballo popolare

            apprendimento del ballo in contesti di riproposta coreutica

            il Tamburello

            attivita' motoria sulla musica della Pizzica

 

            Saranno utilizzate registrazioni video e musica su cassette

 

Il seminario e' proposto su una base di due interventi di 90 minuti ciascuno, per la seconda parte sarebbe necessario l'uso di uno spazio per l'attivita' motoria.

 

Il seminario sara' tenuto da uno o due soci de El Filo', come compenso per l'intervento si chiede un contributo da destinare alle attivita' istituzionali dell'Associazione per la ricerca e la diffusione del Ballo Popolare.


Collegamenti tra la Pizzica e la cultura Mediterranea

Il Salento e' la parte piu' meridionale della Puglia, per la sua posizione geografica e' stato esposto ai contatti con i popoli del mediterraneo, e lo vediamo ancora oggi con le ondate di profughi che ormai abitualmente la televisione ci mostra. Questi flussi migratori, insieme con le dominazioni dei romani, bizantini, normanni, svevi, francesi e spagnoli hanno fatto di questa terra un crogiuolo di razze, culture e religioni. Il Salento e' oggi un osservatorio e un laboratorio culturale ancora tutto da scoprire. E' infatti rimasto praticamente isolato dal grande sviluppo industriale e turistico degli anni 50 e conserva ancora oggi tradizioni e culture non modificate dall'urbanizzazione e dall' industria turistica. Una caratteristica unica di questa terra e' la presenza ancora oggi di una zona in provincia di Lecce, con dialetto greco, la Greci'a Salentina. Fino a pochi anni fa in questa zona si poteva assistere ancora a funzioni religiose cattoliche di rito greco (da non confondere con il rito Ortodosso).

Con questo seminario voglio mettere in evidenza come queste tradizioni siano rimaste particolarmente vive nella musica e nel ballo popolare, e come attraverso questi strumenti sia possibile riconoscere i fili che legano il Salento e l'Italia alla cultura mediterranea.

Un esempio e' una canzone popolare "lu rusciu de lu mare"  ( ascolto e note sulla canzone)

Questo non e' l'unico esempio, altre canzoni parlano di questi collegamenti tra il mondo salentino e altre culture. Nella canzone del tamburello peer esempio si parla dei collegamenti tra la musica del Salento e altre citta' italiane: Napoli e Roma. Se si pensa che fino a 30-40 anni fa un viaggio di poche decine di chilometri rappresentava un impegno non trascurabile (si viaggiava col carretto trainato dal cavallo o a piedi, la popolazione era quasi esclusivamente rurale, i contatti con le coste non erano semplici, le incursioni dei pirati e la malaria avevano spinto la popolazione all'interno) ci si rende conto che questi accenni a paesi lontani sono qualcosa di non comune anche perche' non sono riferimenti fantastici ma concreti. Il ritrovarli in una canzone popolare ci fa capire quanto questi legami siano profondi e facciano ormai parte della cultura con la c minuscola, quella del popolo, piu' semplice ma molto piu' estesa della cultura accademica.

Una cultura che non fa domande ma accumula sapere quasi senza averne coscienza.

 

Il fenomeno degli  Attarantati e la musico-terapia

Cerchiamo ora di capire che cos'e' la PIZZICA e ci accorgeremo di trovare sul nostro percorso fili e intrecci con miti e popolazioni antiche con filosofie orientali e tradizioni africane.

La PIZZICA e' sia un tipo di musica che un ballo entrambi legati ad un fenomeno molto vasto che in Puglia si chiama TARANTISMO.

Il Tarantismo e' una forma di malattia psichica ma qualche volta non e' una malattia ma solo un insieme di disturbi causati da frustrazioni di ordine sociale, economico o culturale. Spesso sono le donne ad essere affette da questa malattia o pseudo malattia. Oggi i tarantati sono praticamente scomparsi o comunque non si fanno riconoscere o sono catalogati tra i malati mentali e curati negli ospedali. Ci sono pero' testimonianze dirette fino agli anni 80.

La particolarita' di questo "male" sta in alcuni elementi che lo collegano in modo diretto ai riti della trance e della possessione che hanno origini dall'antica Grecia con il mito di Dioniso e si ritrovano nel movimento Sufista dell'Islam da Bagdad al Marocco, di origine medioevale, e che oggi ritroviamo nei riti dell'America centrale e meridionale dove sono approdate con gli schiavi africani.

( approfondimento sul Sufismo )

 

Gli elementi caratteristici sono la possessione e la presenza del ballo e della musica. 

I Tarantati, nel loro "disturbo", seguono un RITO e questo li differenzia da un comune malato di mente. Questa malattia e' la conseguenza del morso del RAGNO, della taranta, e si manifesta con una forma di possessione che porta il malato ad una sensibilita' verso la musica e i colori. Al ritmo del tamburo e altri strumenti tradizionali (chitarra battente, flauto, armonica) suonati da un'orchestrina "terapeutica" il malato salta e si rotola per ore e per giorni per far uscire il veleno con il sudore e per far "schiattare" la taranta che si e' impossessata del corpo. La malattia si manifesta di solito solo una volta all'anno nel periodo estivo. La guarigione, oltre che col ballo, si puo' ottenere con la grazia da San Paolo andando alla chiesa di Galatina il 29 Giugno.

Vi propongo la lettura di alcuni brani tratti da testimonianze dirette che danno un'idea piu' concreta di cosa sia questo fenomeno nel Salento:

 

 

testimonianze sul tarantismo (la danza)

anna pag 56, i colori pag66

evelina pag 105

il mito di Arakne pag104

 

Da queste testimonianze si possono trarre alcune considerazioni:

E' chiaro sempre l'aspetto rituale.

Chi fa il "rito" e' una persona che sta effettivamente male, non e' una finzione, questo deve sempre essere tenuto presente per dare il dovuto rispetto e compassione a queste persone.

Per ogni elemento del "rito" si puo' individuare la sua discendenza da forme culturali antichissime

Il ragno e il mito di Arakne e' parte integrante della cultura Salentina e deriva dalla cultura Greca che si e' diffusa in tutto il Mediterraneo.

 

[Questo aspetto puo' essere approfondito considerando le influenze greche che hanno lasciato un segno molto forte nel Salento attraverso la lingua e fino a pochi anni fa anche nelle funzioni religiose, nella Greci'a salentina.]

 

La devozione per S.Paolo e' un aspetto introdotto dalla cultura popolare gia' in epoca medioevale per poter mantenere un aspetto tradizionale piu' antico nell'ambito della cultura emergente (l'accettazione del "rito" da parte della religione e' essenziale per la sua sopravvivenza).

 

[Si puo' approfondire la scelta di S.Paolo come protettore: folgorazione del santo, simbolo del serpente e del pungiglione (Atti degli Apostoli, I Lettera ai Corinti).]

 

La Pizzica de core e il ballo di corteggiamento

Su questa base religiosa si e' innestato anche il ballo di corteggiamento tra uomo e donna. La musica e' la stessa suonata dalle orchestrine terapeutiche, il contesto e' pero' quello della festa e non della malattia.

Il ballo, nel modo tradizionale, viene eseguito da una coppia alla volta all'interno di un cerchio formato dai suonatori e dagli spettatori, dopo l'esibizione della prima coppia entra nel cerchi al seconda o entra un uomo (o una donna) a sostituire il primo ballerino (o ballerina) e cosi' via senza regole precise. In questo modo non ci sono solo ballerini e solo spettatori ma tutti sono chiamati a svolgere entrambi i ruoli. Sono tutti ruoli protagonisti perche' il ballo e' un mostrarsi che non ha senso senza la presenza degli spettatori e su tutti domina la musica con un ritmo incalzante che porta il ballo dal corteggiamento alla trance.

La figura conclusiva del ballo e' quasi sempre il giro su se stessi in cui i due ballerini perdono il rapporto reciproco ed entrano in uno stato di danza solitaria del tutto simile alle danze dei Dervisci, una setta religiosa medio-orientale che ha nel girare su se stessi la caretteristica principale della preghiera.

 

[Si puo' fare un approfondimento della simbologia della preghiera dei Dervisci rotanti.]

 

Il Tamburello

Il Tamburello e' lo strumento principale: costituisce la base ritmica ma non solo, e' lo strumento che piu' di ogni altro rappresenta il simbolo del legame tra la Pizzica salentina e i ritmi dei balli africani e orientali. Spesso sul tamburello si vedono segni di sangue dalle mani ferite dei tamburellisti. Suonare il tamburello per ore, ma anche per meno, provoca ferite se non si usa un fazzoletto intorno alla mano. E' impossibile non notare come questo segno di sangue si colleghi con tutte quelle manifestazioni di "fachirismo" tipiche non solo dei riti africani ma anche di molti riti religiosi di purificazione (processioni della settimana santa in Italia e in Spagna) in cui i fedeli perdono la coscienza del dolore fisico in una specie di ipnosi e di estasi che e' parte integrante del rito. Se poi si pensa che il Tamburello e' fatto con la pelle di capretto, che e' l'animale del "sacrificio", si vede come tutto sia legato a simboli ancestrali anche nella danza della festa.

 

Tornando al ballo: i passi sono molto semplici e senza regole precise. Dopo una passeggiata sul cerchio, uomo e donna agli estremi del diametro, c'e' una fase di saluto e di avvicinamento, un cercare dell'uomo di circondare la donna e un concedersi e un sottrarsi della donna; dopo questa fase di intesa il ballo a due ritorna sul cerchio e in questo momento puo' avvenire lo scambio.

In molti balli di origine contadina c'e' l'imitazione di un animale, nel caso della Pizzica de core, contrariamente a quanto ci si potrebbe immaginare, non e' il ragno che viene imitato ma l'uomo imita sicuramente il gallo. (La stessa tipologia si trova nelle danze dell'Appennino Emiliano !).

Non avendo una struttura precisa e' un ballo che e' abbastanza difficile ballare con piacere se non ci si lascia andare alla musica e al ritmo. I risultati sono pero' sorprendenti, perche' basta assecondare il ritmo per ritrovarsi bravi ballerini. E' forse questo il motivo per cui c'e' oggi una improvvisa riscoperta di questo ballo da parte dei giovani sicuramente nel Salento ma anche fra gli appassionati di Ballo Popolare di tutt' Italia e si sta diffondendo anche all'estero.

 

La Pizzica e il ballo popolare

Il Ballo Popolare e' una forma di ballo abbastanza recente anche se riprende balli molto vecchi. Dagli anni 70 si e' avuto in Italia un movimento di riscoperta e valorizzazione dei balli tradizionali, quelli che si ballavano fino alla fine degli anni 30 e che rappresentano un patrimonio della cultura popolare andato in buona parte perso a causa del sopraggiungere dei balli americani e dei balli di sala come il rock and roll e il liscio (che non e' un ballo tradizionale italiano!). Si sono fatte ricerche "sul campo" andando di paese in paese a fare interviste con registratore e cinepresa ad anziani che ancora ricordavano i vecchi balli, le vecchie musiche e alcuni sapevano ancora suonare alla vecchia maniera. Si e' cercato di far capire ai giovani che questa cultura dei nonni era una cosa importante e questi balli sono stati ripresi e riproposti anche al di fuori dell'area in cui erano caratteristici.

Anche l'associazione di cui facciamo parte, El Filo', ripropone corsi di balli di varie regioni italiane ed europee ed e' possibile ballare su questi ritmi e su queste musiche vecchie per divertirsi ed anche per capire che ci sono radici e fili che ci legano alla cultura europea ma anche mediterranea del Nord Africa e del Medio Oriente. Si puo' oggi partecipare a molte feste qui a Padova e dintorni dove questi balli sono tornati a vivere. Anche la Pizzica si sta diffondendo in questo ambiente ed e' cura delle Associazioni che la ripropongono cercare di mantenere inalterato lo spirito e la coreografia del ballo invitando ai corsi, come insegnanti, danzatori e suonatori del Salento che sono i depositari diretti di questa tradizione. 

 

Apprendimento del ballo in contesti di riproposta coreutica

Per darvi un esempio di come funziona questo metodo di riproposta vi propongo di vedere alcuni filmati di uno stage organizzato nel 1998 dall'associazione El Filo' e tenuto dagli Arakne Mediterranea, una associazione culturale di Lecce, ed un filmato di una festa di Ballo Popolare ad Abano del giugno 1999, in cui si balla la Pizzica.

Potete osservare come si sia persa la struttura del ballo all'interno del cerchio e l'uso di ballare una coppia per volta. D'altra parte e' abbastanza difficile fermare i ballerini una volta coinvolti nel ballo.

Anche in Salento si osserva comunque la stessa tipologia: il ballo viene eseguito in gruppo e spesso fra i giovani e' sostituito da un ballo tipo discoteca anche se la musica e' strettamente di Pizzica Pizzica. La musica conserva molto meglio le radici, anche perche' i suonatori sono molto piu' legati agli anziani, che  spesso sono stati i loro maestri e gli hanno insegnato a suonare il tamburello e gli altri strumenti.

 

La festa di San Rocco e il ballo delle spade

Un cenno particolare si deve fare per una festa tradizionale del Salento: la festa di S.Rocco di Torrepaduli un paese vicino a Lecce dove il ballo della pizzica e' rimasto sempre vivo ed ogni anno nella notte tra il 15 e il 16 Agosto si ritrovano i mgliori tamburellisti del Salento e si balla fino all'alba.

In questa occasione e' ancora possibile vedere ballare nel modo tradizionale e si puo' vedere la terza versione di Pizzica, dopo quella degli Attarantati e quella "De Core", e' la danza delle spade o danza scherma che ha la stessa musica delle altre ma si balla solo fra due uomini all'interno del cerchio. I due uomini mimano un duello al coltello con gesti eleganti e raffinati sulla musica di pizzica. Questa forma di ballo introduce un altro elemento caratteristico della cultura Salentina ed e' il contatto con una popolazione nomade che e' stata di grande importanza per lo sviluppo dei collegamenti culturali tra il Salento e il resto d'Italia; sono gli Zingari. Gli zingari si muovevano da un paese all'altro e avevano contatti con paesi lontani, commerciavano cavalli ed erano presenti a tutte le fiere. A Torrepaduli il 16 di Agosto c'e' ancora oggi una grande fiera agricola. I contadini e gli zingari arrivavano da tutto il Salento per vendere e acquistare animali e attrezzi. Si fermavano a Torrepaduli alcuni giorni, per la festa di S.Rocco e poi per la fiera. Secondo le ultime ricerche etnografiche il ballo delle spade sarebbe arrivato in Salento agli inizi dell'Ottocento portato proprio da alcune famiglie Rom provenienti dalla Calabria. Le sfide al coltello, diffuse tra gli zingari, a Torrepaduli si sono incontrate con le "ronde" dei tamburellisti salentini. Col tempo le sfide sono diventate mimate e cosi' e' nato il ballo. Ma anche in tempi recenti non era raro che le sfide di danza si risolvessero poi con veri duelli una volta finita la festa.

 

Approfondimento sulla presenza dei Rom in Salento e sulla festa di S.Rocco.

 

La presenza di famiglie Rom in Salento e' documentata sin dal 1599. Gli Zingari avevano una convivenza piu' o meno pacifica con la popolazione rurale, si occupavano del commercio di equini ma non erano assolutamente integrati con il resto della popolazione. Mantenevano la loro caratteristica nomade e passavano di paese in paese per fare affari e raccogliere soldi e donazioni dai contadini. Erano le donne che passavano di casa in casa per questo "lavoro". Erano temute per i loro poteri magici e molti contadini si sottoponevano a questa "tassa" per non incorrere nel malocchio.

Io ricordo la visita della zingara a casa di mia nonna. Ero un bambino di dieci dodici anni ed ero in vacanza dai miei nonni a Giuggianello, un paesino in provincia di Lecce. Era il pomeriggio di una giornata d'agosto, il nonno era al lavoro nei campi, quando una vicina e' venuta ad annunciarci che gli zingari erano arrivati in paese. Poi la donna e' tornata a casa sua e io ho avuto la sensazione che tutto il paese si fosse barricato. Per il caldo estivo  porte e finestre sono sempre chiuse in queste ore ma io ho avuto la sensazione che fossero piu' chiuse del solito e ci fosse meno gente in giro. Sara' stato perche' la nonna aveva chiuso la porta, di solito aperta dietro la tenda. Ho chiesto cosa stesse succedendo e mia nonna mi ha spiegato che sarebbe passata la zingara e infatti dopo un po' la zingara e' arrivata. Era una donna grassa con un vestito colorato e una grande borsa. Ha bussato alla porta e mia nonna l'ha fatta accomodare. La conosceva, perche' hanno cominciato a parlare sedute al tavolo ed io in un angolo ascoltavo. Dopo uno scambio di cortesie la nonna le ha dato delle uova e del pane che la zingara ha messo nella borsa, ha salutato e se ne e' andata. E' stata in quella occasione che la nonna mi ha detto che la zingara passava due  tre volte l'anno e che la si doveva trattare bene, che non faceva nessun male ma poteva mandare il malocchio. Ricordo che rimasi molto stupito di questa visita e la ricordo ancora oggi.

 

Le feste Patronali sono, nel Salento, il retaggio di tradizioni molto antiche. Coincidono spesso con la fine del raccolto e con scadenze tipiche della vita agricola; sono evidentemente la cristianizzazione di feste molto piu' antiche a cui si e' aggiunta la devozione verso il Santo Patrono ad arricchire una festa gia' di per se' importante. Queste feste non sono a scopo turistico  e sono molto sentite nella tradizione popolare. Ogni paese organizza la propria festa quasi in concorrenza con i paesi vicini in una gara di scenografie luminose, fuochi d'artificio, bancarelle e bande musicali. La festa e' divisa in due parti: una  liturgica ed una civile. L'organizzazione e' fatta da un comitato di cittadini che raccolgono i fondi necessari con una questua nel paese e organizzano tutte le attivita': le luminarie, gli spettacoli pirotecnici, invitano le bande musicali e organizzano la processione secondo un rituale preciso con la partecipazione delle confraternite nei costumi tradizionali. In queste feste si trovano bancarelle di ogni genere con giocattoli, arredi, stoviglie, dolci e cibi tipici. Piu' e' importante il Santo piu' sono i soldi che vengono raccolti, anche fra devoti di altri paesi, e piu' e' ricca la festa.

S.Rocco e' un santo francese del 1300, pellegrino taumaturgo molto popolare in Puglia. A Torrapaduli c'e' il suo Santuario e per la festa di S.Rocco, il 16 Agosto, si puo' partecipare ad una festa che oltre al tipico addobbo nelle strade del paese e tutti gli ingredienti di una grande festa patronale, propone un appuntamento singolare che il turismo sta purtroppo scoprendo in modo sempre piu' invadente. E' una festa parallela che richiama sempre piu' curiosi e che si svolge davanti al santuario di S.Rocco poco fuori il paese. Questa festa inizia dopo la mezzanotte del 15 Agosto ed e' animata da gruppi di suonatori soprattutto di tamburello, altri strumenti sono l'armonica e l'organetto o il violino. Io ho partecipato lo scorso anno a questa festa; e con il mio tamburello, che avevo appena cominciato a suonare, sono stato "adottato" da una famiglia di suonatori di Ugento. Erano un gruppo di 7 o 8 ragazzi tra i 15 e i 20 anni, tutti cugini, che suonavano il tamburello e cantavano piu' tre zii con altri due tamburelli e un organetto diatonico. Cosi' come altri gruppi di musicisti ci siamo ricavati uno spazio in mezzo alla folla formando un cerchio (la ronda) ed abbiamo iniziato a suonare, una o due coppie di ballerini improvvisati o esperti (si capisce subito dopo i primi passi di danza) sono entrati nel cerchio per ballare la Pizzica Pizzica; secondo lo schema classico le coppie si alternano nel cerchio trasformandosi da spettatori ad attori, ma non tutti i partecipanti conscono questi schemi e queste tradizioni ma coinvolti dal ritmo trascinante della musica, un gruppo di giovani ha cominciato a ballare nel cerchio e dopo qualche minuto la Pizzica era degenerata in un ballo da discoteca. Ho sentito lo zio con l'organetto lamentarsi che quella non era Pizzica e che non si poteva continuare a suonare cosi' i tamburelli si sono fermati e la ronda si e' disfatta. Ci siamo spostati, con notevole difficolta' data la quantita' di gente,  in un'altra parte della piazza proprio davanti al Santuario e faticosamente abbiamo rifatto la ronda. Questa volta, dopo la prima coppia, sono entrati nel cerchio due uomini che hanno cominciato a ballare la danza delle spade. E' veramente una cosa suggestiva vedere questo ballo, regolato da regole di danza precise che si tramandano oralmente da quasi duecento anni. I due sfidanti mimano una lotta al coltello seguendo un codice gestuale che non e' di facile comprensione; partecipare a questo ballo senza conoscerlo finisce per coprire di ridicolo il ballerino improvvisato. Una volta veniva ballato solo dagli zingari e intromettersi senza essere stati invitati voleva dire andare incontro a guai qualche volta seri. La festa continua per tutta la notte con balli e musica, si bivacca intorno al Santuario aspettando l'inizio delle funzioni religiose per la festa di San Rocco alle 5 del mattino del 16 Agosto.