Esperienze
Loretta Cremonini
Mi chiamo Loretta Cremonini, svolgo il mio servizio di volontariato nell’Associazione “Amici di San Camillo” come coordinatrice per l’Ospedale (coadiuvata da un’altra volontaria che si occupa dei turni). Il nostro servizio è “ad personam”, cioè verso persone sole o con familiari già molto provati e bisognosi essi stessi di sostegno, che ci vengono segnalati da Caposala, o dall’URP(l’ufficio Relazioni col Pubblico dell’ospedale), o dai Padri Camilliani, o dalle Assistenti sociali, o da altre Associazioni (AVO; CEAV…) Il nostro servizio più continuativo però avviene nei reparti di
Pediatria, dove si trovano mamme che a volte devono lasciare il loro bambino perché a casa hanno altri figli da seguire, o che hanno bisogno di uscire dall’ospedale per altri motivi, o anche solo per riposarsi un po’ e recuperare un po’ di serenità. Recentemente abbiamo aiutato una mamma che ha tre bambini piccoli (il maggiore di tre anni, uno di un anno e mezzo ed una bimba di due mesi); la bimba doveva subire un delicato intervento. Nel frattempo si è ammalato anche il secondo figlio, così i bimbi da seguire erano due. Abbiamo cercato di darle tutto l’aiuto possibile perché, chiaramente, tale madre era particolarmente provata ed i medici temevano un suo crollo psico-fisico (il padre era spesso assente per motivi di lavoro e la nonna doveva occuparsi del maggiore). Attualmente, oltre ai bambini in Pediatria, stiamo seguendo un malato (gli è stata amputata una gamba) per consentire alla moglie di tornare a casa per alcune ore (abitano ad alcuni chilometri da Padova) per lavare la biancheria e per rilassarsi un po’, dal momento che è presente al capezzale del marito, giorno e notte, già da tre settimane. E’ di grande ricompensa per noi vedere la signora ritornare rasserenata e più riposata, ed il malato, persona molto garbata e socievole, contento di aver potuto conoscere altre persone amiche e disponibili. Cerchiamo infatti di accostarci al malato secondo lo spirito di San Camillo, che esortava a seguire il malato con le stesse premure con cui “ una mamma segue il suo unico figlio malato”. Per questo la persona che ci sta davanti è per noi come un familiare.