NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE N. 14  - DICEMBRE 2006

INDICE

Date da ricordare

Informazioni dal Direttivo

Relazione Casa di accoglienza di via Lovarini

Esperienze delle volontarie dell’ospedale - LETTERE APERTE

Convegno diocesano della pastorale della salute.

I bambini di fronte alla sofferenza degli altri

Nella Chiesa nessuno è straniero

Congratulazioni per la laurea!!!!

Affettuosi auguri ad un amico


Date da ricordare

Martedì 5 e  Mercoledì 6 dicembre: Nell’atrio dell’Ospedale, dalle  ore 9,00 alle ore 18, Mercatino Natalizio. Con i proventi facciamo assistenza notturna ai bambini bisognosi e ricoverati in pediatria.

Giovedì 14 dicembre ore 16,30: In casa di accoglienza Forcellini incontro natalizio dei soci con scambio degli auguri.

Sabato 16 dicembre ore 16: Ritiro spirituale con i Padri Camilliani in Ospedale.

Lunedì 18 dicembre ore 21,00: Celebrazione penitenziale comunitaria in Chiesa San Camillo.

Martedì 19 dicembre ore 19: S. Messa per Malati e Volontari celebrata, nella chiesa dell’Ospedale,  dall’Arcivescovo-Vescovo, S. E. Mons. Antonio Mattiazzo.

  

Buon Natale

E

Felice Anno nuovo

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Informazioni dal Direttivo

Cari soci, portiamo qui di seguito uno stralcio del verbale dell’ultima assemblea del direttivo.

Dopo una preghiera iniziale che ha predisposto gli animi a giuste scelte prende la parola il tesoriere che illustra la situazione economica. Purtroppo questa è in deficit in quanto i proventi delle tre Case di Accoglienza coprono appena le spese che dobbiamo sostenere sia per le riparazioni da effettuare sia per gli aiuti economici erogati alle persone in difficoltà.

Si è pensato così, per ridurre le spese, di cercare un nuovo appartamento in comodato d’uso gratuito per alcuni anni e altri contributi utili a sanare il bilancio in rosso.

La convenzione con SPES (ex SEEF) è prorogata al 30 agosto 2007.

Il servizio in ospedale prosegue alternando periodi intensi di assistenza a momenti di tranquillità.

L’assistenza dei nostri volontari sul territorio prosegue. Per quanto riguarda il loro reclutamento è necessario promuovere una campagna per trovare nuove persone volonterose che offrano il proprio tempo anche se limitato. Solo così si può prendere in considerazione di accettare nuove persone bisognose di aiuto.

L’attività laboratorio continua a pieno regime e in occasione delle Festività Natalizie si terrà il “Mercatino di Natale” nell’atrio dell’Ospedale Civile.

Per altre manifestazioni da organizzare il Centro Servizi del Volontariato di Padova potrebbe fornire gratuitamente un gazebo e tavoli necessari ad approntare un nostro stand.

La Parrocchia San Camillo ha messo a disposizione un locale in patronato quale ufficio per la nostra Associazione. Questo locale è stato adibito a segreteria supplementare e come luogo per riunioni dei gruppi operativi. In questo nuovo ufficio sono stati sistemati computer, fotocopiatrice e tutti i documenti dell’Associazione.

L’orario di apertura della segreteria è il seguente:

·         lunedì dalle ore 15.00 alle 17.00 nella sede in Ospedale, presso i Padri Camilliani

·         venerdì dalle ore 15.00 alle 17.00 presso il nuovo ufficio.

Infine su nostra richiesta ci è stato assegnato dalla Regione, per l’attività ordinaria, un contributo di Euro 2.500.

 

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Relazione Casa di accoglienza di via Lovarini

 

L’appartamento che l’Associazione gestisce in via Lovarini è un mini arredato per tre persone. Viene dato in affitto soprattutto a piccoli nuclei familiari che hanno parenti ricoverati o pazienti in day hospital e che risiedono in città per un periodo prolungato. Si trova nel quartiere S. Rita ed è quindi vicino all’ospedale Sant’Antonio.

Attualmente è occupato per due mesi; a volte, però, succede che non ci sono richieste o per mancanza di conoscenza o perché non giudicato idoneo e l’appartamento resta sfitto con conseguente disagio dell’Associazione che deve ugualmente pagare l’affitto. Infatti, ad oggi, il bilancio è in passivo.

Al riguardo si potrebbe cercare una soluzione per migliorare la gestione e riportare i conteggi almeno in pareggio: pubblicizzare maggiormente l’appartamento presso le strutture ospedaliere, coinvolgendo anche l’Ufficio Relazioni con il Pubblico il quale offre indicazioni e suggerimenti utili all’accoglienza dei parenti dei malati.

Si potrebbe così migliorare l’arredamento, offrire un ambiente più confortevole e continuare ad ospitare persone che hanno urgente bisogno di un punto d’appoggio.

           

Marcella


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Esperienze delle volontarie dell’ospedale - LETTERE APERTE

Caro Don Giorgio, come posso parlare di Te senza commuovermi? Mi chiedo come stai e se c’è qualcuno, ora che sei tornato a casa dall’ospedale, che Ti accudisce con tutto l’amore di cui hai bisogno, e se c’è qualcuno che prega con Te. Quando venivo a trovarTi, mi accoglievi con le braccia alzate come un bambino accoglie la sua mamma. Con Te dimenticavo tutto, anche l’enorme paura legata al reparto di neurologia dove eri ricoverato per un male incurabile.

Un pomeriggio Ti portai un fiore commentando “Guarda Giorgio che bel fiore ci ha donato Dio!”. Tu con una smorfia da furbetto mi rispondesti: “Solo ora te ne accorgi?”, e dopo prendesti le mie mani dicendomi: “Basta chiacchiere, ora diciamo il Rosario”.

Ora non so chi Ti segua, chi si prenda cura di Te e del Tuo essere tornato bambino. Se Ti danno le odiate medicine che Ti assopivano e Ti tenevano lontano dalla tua Mamma del Cielo.

Fratello vorrei averti ancora qui con noi, ma se Lui Ti ha chiamato tu corri pure e non far caso al mio dolore. Promettimi, però, che sarai là ad attendermi perché io ho tanta paura.

                   

Rosy

 

Le assistenze in ospedale, dopo un breve periodo di rallentamento, sono riprese. Il nostro aiuto è diretto a tutti gli ammalati in difficoltà; in modo particolare assistiamo i bimbi soli o che hanno genitori in difficoltà.

L’ultimo bambino assistito è Joanes R.. È un bimbo di otto anni che proviene da una provincia del Congo dove, a causa di un continuo propagarsi delle sette religiose, sta prolificando uno strano fenomeno che coinvolge i bambini. Quando in una famiglia accade qualcosa di spiacevole o doloroso, la colpa viene data al malocchio e si cerca il colpevole. Gli adulti vanno dai santoni delle varie chiese che proliferano e che promettono, sotto grandi compensi, miracoli e prodigi. Quei falsi profeti individuano nei bambini i responsabili del maleficio; a maggior ragione se questi sono affetti da malattie psichiche o da deformazioni fisiche. I genitori non fanno fatica a credere che siano posseduti dal demonio e infieriscono o lasciano infierire l’esorcista con botte, sevizie, torture e più questi piangono e urlano, più ammoniscono i genitori dicendo:” Vedete? È posseduto dal diavolo e da Belzebù, Ora sta uscendo”. Qualsiasi essere umano, se torturato, urla dal dolore, ma gli adulti sono accecati dalle superstizioni (Informazioni attinte a mezzo stampa).

Al piccolo Jonas è stato tagliato il pene e poi è stato abbandonato agonizzante dai genitori per le strade della sua città.

Fortunatamente dei missionari lo hanno soccorso, portato in Italia, dove sono iniziate le cure, e a Padova gli è stato ricucito l’organo maschile. Ed è qui che le nostre volontarie con le colleghe dell’Avo hanno iniziato i loro turni di assistenza. Dobbiamo ringraziare tutti perché è stato molto difficile aiutare questo bambino, prima perché le sofferenze da lui sopportate lo rendevano agitato, poi perché parlava soltanto un difficile e incomprensibile dialetto. Ma l’amore, linguaggio universale, ha avuto il sopravvento e il bambino ha goduto di presenze costanti che gli hanno dato sicurezza e l’hanno aiutato a sopportare l’intervento. Ora è ricoverato in un altro ospedale; speriamo che presto possa essere affidato ad una famiglia che lo ami come figlio.

 

Claudia

 

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Convegno diocesano della pastorale della salute.

Presieduto da P. Giancarlo Manzoni, Camilliano, e promosso dalla Consulta diocesana per la pastorale della salute, si è tenuto, il 17 novembre u.s., a Padova presso il Teatro Istituto Don Bosco il Convegno dal titolo: “La famiglia nell’esperienza della sofferenza. Vivere fino alla fine senza dolore: è possibile?”. Il titolo, quanto mai interessante ed opportuno, ha visto la partecipazione di circa 400 persone tra volontari, operatori pastorali e sanitari. Dopo i saluti del Vescovo, del Vice Sindaco di Padova e del Prof. Benciolini, presidente del Comitato Regionale di Bioetica, sono seguiti gli interventi dei vari Relatori che hanno evidenziato il rapporto esistente all’interno della famiglia, quando si presenta la malattia o la prospettiva della morte. Al mattino sono stati presentati argomenti di ordine sociologico (S. Acquaviva), psicologico (E. Capovilla), morale (T. Pegoraro), pastorale (A. Brusco) ed ecclesiale (S. Pintor). Un punto comune è stato quello di mettere in luce l’importanza della "prossimità" alla famiglia e al malato, con una presenza di ascolto e di relazione significativa, cogliendo come importanti i valori naturali e spirituali che sono presenti in ogni persona. In questo contesto è stato sottolineato il valore terapeutico della fede.

L’importanza della collaborazione con le strutture sanitarie e civili, è stata messa all’ordine del giorno nel pomeriggio, nelle relazioni, testimonianze e tavola rotonda, sia attraverso organizzazioni apposite (hospice, cure palliative...) sia mediante l’impegno del medico di famiglia.

Attraverso queste poche righe giunga il ringraziamento della nostra Associazione a tutti coloro che hanno organizzato e realizzato simile Convegno, mentre attendiamo con fiducia – come è stato promesso – che vengano pubblicati, quanto prima, gli “Atti” dello stesso Convegno per farne tesoro e concretizzarne le proposte.

 

I Soci

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I bambini di fronte alla sofferenza degli altri

Alcuni giorni or sono una persona mi ha riferito un episodio "strano": una bambina che stava prendendo un giornalino presso l’edicola vicino a casa, ad un certo punto ha notato la presenza di un altro bambino che, purtroppo, era quanto mai "deformato" nel viso e nel suo corpo a causa di una particolare malattia. A tale vista, la bambina ha cominciato a piangere e, nonostante le assicurazioni della mamma che cercava in ogni modo di consolarla, lei ha continuato a piangere per molto tempo.

Perchè un simile atteggiamento? È opportuno che certi malati siano "visti" in giro come se nulla fosse? Sono interrogativi che molti si pongono, magari con troppa leggerezza!

Penso che già ci sia una ferita profonda in chi ha nella propria famiglia simili casi; non è quindi il caso di peggiorarla con un atteggiamento negativo! Un figlio – non possiamo dimenticarlo – è sempre importante per i suoi genitori, ma anche per il Signore.

Noi cristiani, non dobbiamo cadere nella "trappola" dei nostri tempi, ignorando o tenendo lontano da noi coloro che non sono "perfetti" fisicamente, o perché non ci piacciono ed in tal modo "ci danno fastidio"!.

È opportuno allora educare i bambini già in tenera età, alla realtà che è fatta di salute, ma anche di malattia e di sofferenza; è importante educarli all’amore verso il prossimo specialmente bisognoso. A volte sarà sufficiente che imparino a salutare ed a rivolgere un cordiale sorriso a chi è meno fortunato di loro, ma che ugualmente è figlio di Dio ed immagine di Cristo. Riceveranno, in cambio, un altro sorriso, ma anche il sorriso del Signore che vede con gioia come si amano i suoi figli.

 

P. Eugenio Sapori m.i.

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Nella Chiesa nessuno è straniero

Da alcuni mesi presso la Parrocchia di Terranegra è aperto un “Centro di ascolto “ che si aggiunge ai due già esistenti nel nostro vicariato: è un servizio della Caritas diocesana, gestito da volontari, per rispondere all’“emergenza Immigrazione”.

Immigrati: un altro volto della fragilità, accanto a quello dei malati e dei loro familiari ospitati nelle nostre Case d’accoglienza. “Abbiamo chiesto braccia, sono arrivate persone “, ha detto qualcuno; e come persone vanno trattate, nel rispetto della diversità della loro etnia, cultura o religione. Di fronte a chi giunge da lontano, a chi ha abbandonato famiglia e amici per sfuggire alla fame, alla violenza e talvolta alla guerra, noi dobbiamo imparare a passare dal sospetto alla disponibilità, dalla diffidenza all’accoglienza.

Al “Centro d’ascolto” vengono soprattutto donne, spesso provenienti da Paesi dell’Est, ma anche da altri continenti; penso che la donna, proprio per la sua grande capacità di amare e di soffrire, trovi il coraggio di staccarsi dai propri cari, spesso da bambini ancora piccoli, per affrontare le incognite dove tutto è estraneo, dalla lingua alle strade, alle persone, nella speranza di costruire un futuro più sicuro. Alcune hanno titoli di studio elevati, conoscono più lingue, tutte hanno il volto segnato dalla sofferenza ma anche dalla tenace volontà di affrontare un’esperienza nuova, capace di trasformare la vita. Vengono a cercare lavoro, ma anche a raccontare la loro storia, per ricevere comprensione, simpatia, solidarietà.

Noi ci mettiamo in ascolto, nel rispetto della loro debolezza piena di dignità, per condividere le loro ansie e le loro speranze. Nasce così il dialogo: nel confronto delle diverse identità e nello scambio delle diverse esperienze scopriamo che l’arricchimento è reciproco. Infatti le loro storie sono una sfida al nostro benessere e ai nostri ritmi frenetici e un invito a cercare uno stile di vita più sobrio e solidale. E avviene anche uno scambio di ruoli: nella nostra società le donne escono di casa per esercitare la loro professione negli uffici, nelle scuole, negli ospedali, mentre altre donne venute da lontano le sostituiscono in casa nella cura dei bambini o nell’assistenza agli anziani, verso cui hanno una particolare disposizione. A noi, che viviamo nel benessere e nella sicurezza, è chiesto di riflettere, rileggere la storia e conoscere la situazione attuale. Per capire la precarietà e l’insicurezza degli stranieri presenti in città, occorre ricordare che anche gli italiani per cento anni ( dal 1870 in poi) abbandonarono la famiglia e il paese e attraversarono l’oceano per sopravvivere, portando il peso di secoli di fame, di ignoranza e di pregiudizi.

E occorre anche prendere atto che la” geografia religiosa” delle nostre città sta cambiando. La maggioranza degli immigrati è di fede cristiana ortodossa: con loro possiamo confrontarci sui tanti valori comuni- dalla Parola di Dio ai Sacramenti – e arricchirci insieme della varietà delle tradizioni.

Anche con i musulmani, che sono per ora una minoranza, possiamo stabilire un dialogo consapevoli delle forti differenze, che sono in parte teologiche e in parte culturali. Cerchiamo di superare riserve e pregiudizi, dovuti a dolorose esperienze, e di condividere i problemi della vita di ogni giorno per collaborare allo sviluppo delle persone.

Per tutto questo è urgente cambiare mentalità, andare contro corrente in un contesto sociale in cui prevalgono l’emotività, la paura e l’intolleranza. Mettiamoci allora in ascolto delle Scritture. Nel primo Testamento, leggiamo: “Amate il forestiero, perché anche voi siete stati stranieri nel paese d’Egitto”. Nel Vangelo di Matteo, Gesù, nel giorno del giudizio, dirà: “Ero straniero e mi avete accolto” e con San Paolo anche noi diciamo: “Né stranieri, né ospiti, ma concittadini e familiari di Dio”.

I “centri di ascolto” possono diventare occasioni perché le nostre comunità parrocchiali vengano educate a raccogliere la sfida di una “società a colori”, a passare dalla diffidenza all’accoglienza e a crescere insieme in un’autentica integrazione. E’ un segno dei tempi: ce lo dicono le parole profetiche di Giovanni Paolo 2°: “Nella Chiesa nessuno è straniero “.

 

                                                                                  Luisa Malesani

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Congratulazioni per la laurea!!!!

 

Cara Lucia Gabelli in questo mese di novembre hai raggiunto un importante traguardo della tua vita. Ti sei laureata in matematica. L’alta votazione che hai conseguito è segno della tua preparazione e dell’impegno che sai mettere in tutte le cose in cui credi. Sono anni che aiuti l’Associazione dedicando ore del tuo tempo libero alla casa delle mamme e all’assistenza in ospedale perciò noi tutti soci ci congratuliamo con Te per il risultato conseguito e comprendiamo la gioia provata dalla tua nonna Antonietta Gui i cui occhi, quando parla di te e dei suoi nipoti, si illuminano. È stata la nostra prima presidente e in Lei hai una grande maestra che ti sarà sempre vicina con il Suo esempio e consiglio. Fanne tesoro! Cara Lucia ti auguriamo ogni bene e che tutti i tuoi progetti si avverino.

 

I Soci

 

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Affettuosi auguri ad un amico

 

Cari soci, in questi giorni ho avuto l’occasione di sentire telefonicamente per uno scambio di auguri la signora Franco, moglie di Attilio Franco. Credo che la maggior parte dei soci lo conoscano e lo ricordino. Era un infermiere in pensione che dedicava molto tempo della sua giornata al volontariato in ospedale, in parrocchia e in politica. Quando eravamo ancora un piccolo gruppo, voluto dai padri camilliani dell’ospedale, è stato la nostra colonna portante. Purtroppo un infarto lo ha colpito e ora vive una vita vegetativa. La moglie e i figli lo curano amorevolmente e sembra che la loro presenza costante, il dialogo che con lui hanno come se fosse in grado di rispondere e le visite degli amici gli abbia procurato un miglioramento. La signora Franco anche a nome di Attilio augura a tutti noi un felice Natale e un sereno Anno Nuovo.

Chi volesse andare a trovare Attilio lo può fare di pomeriggio alla casa di riposo alla Mandria presso la “Casa Paolo VI” reparto “cura e sollievo”.

 

                                                                            Claudia

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