NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE N. 15  -

MARZO 2007

INDICE

Date da ricordare

Informazioni dal Direttivo

Avviso importante

Il messaggio della CEI per la giornata del malato

L’eutanasia

Le cure palliative

Informazioni

Lettere aperte

 


Date da ricordare

Mercoledì 28 marzo alle ore 16.00 è convocata l’assemblea dei soci (vedi l’articolo informazioni dal direttivo).

 

Mercoledì 28 marzo dalle ore 9.00 alle ore 18.00 il laboratorio “fantasia ed allegria”esporrà i propri lavori nella hall dell’Ospedale San Antonio. Il ricavato sarà impiegato per soccorrere bambini ospedalizzati.

 

Sabato 31 marzo alle ore 15.30 Ritiro Spirituale in preparazione alla Santa Pasqua.

L’incontro di preghiera sarà tenuto alla Casa Sacro Cuore di Torreglia.

Per partecipazioni ed informazioni, rivolgersi ai Padri Cappellani dell’ospedale (tel. 049/821.2691).

La Vostra presenza è gradita.

 

Domenica 1 aprile dalle ore 16.00 alle ore 17.30 nella chiesa dell’ospedale “S. Maria della Salute” Concerto di bambini offerto dall’associazione AVO in occasione della Santa Pasqua.

 

Martedì Santo 3 aprile: visita pastorale di S. Ecc.za Mons. Antonio Mattiazzo.

Il Vescovo incontra in ospedale gli ammalati, gli operatori sanitari e tutti i gruppi di Volontariato che si dedicano al servizio del malato e dei loro familiari.

Alle ore 19.00 dopo la visita in corsia ai malati, Mons. Mattiazzo celebrerà la S. Messa nella Chiesa del Monoblocco “S. Maria della Salute”.

Come segno di appartenenza a San Camillo siamo invitati a prendere parte alla funzione Eucaristica.

 

Sabato 14 aprile alle ore 20.00 Cena Sociale. La messa prefestiva della parrocchia San Camillo sarà animata dai soci camilliani.

Prenotazioni entro il 10 aprile presso la casa Forcellini 049/751990 o in segreteria 049/8072055 (lunedì o venerdì pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 17.00).

Per i non soci la quota è di € 20,00.

 

Venerdì, sabato, domenica 456 maggio “ 11° manifestazione CIVITAS”

 

Per le funzioni della parrocchia, in preparazione alla Santa Pasqua vedere il bollettino parrocchiale.

  A VOI TUTTI

BUONA PASQUA

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Informazioni dal Direttivo

Mercoledì 28 marzo alle ore 16.00 è convocata l’assemblea annuale dei soci per approvare il bilancio consuntivo 2006, la relazione del consiglio direttivo, il bilancio preventivo 2007 e la relazione dei revisori dei conti.

Il diritto di voto è acquisito solo dopo il pagamento della quota associativa di €10,00 per i soci attivi e di €15,00 in su per i soci sostenitori.

La quota richiesta serve per le spese postali, cancelleria ed assicurazione per il socio attivo.

 

A breve sarà firmata una convenzione che regola i rapporti fra azienda ospedaliera e tre associazioni operanti in ospedale: AVO, AMICI DI SAN CAMILLO e CEAV.

 

E’ stato approvato e finanziato dal Centro Servizi Volontariato (CSV) il secondo anno, 2006 – 2007, di attività del progetto teleadozione dell’anziano.

Il finanziamento di €10.000,00 servirà per mantenere attivi gli aiuti agli anziani che già seguiamo e per soddisfare le domande dei nuovi richiedenti. Il beneficiario riceve un servizio di Teleassistenza/Telecontrollo dalla società Tesan S.p.A. di Vicenza che gli permette in caso di bisogno di essere subito soccorso. Inoltre un volontario dell’associazione instaura un rapporto d’amicizia che può essere anche solo telefonico o d’aiuto amichevole pattuito secondo le esigenze fra l’assistito e il volontario.

Le esperienze dei volontari e degli assistiti sono state tutte positive. Si è instaurato, fra le persone, un bel rapporto d’amicizia, di fiducia e nessuna tensione o preoccupazione di non essere all’altezza del progetto d’aiuto. Quello che l’associazione sta attuando è un cammino nuovo, ma se ci soffermiamo e ci guardiamo attorno ci rendiamo conto che sono sempre più le persone sole desiderose di un sorriso o un breve dialogo. Spesso gli animali aiutano l’anziano a colmare il vuoto della giornata e, per chi ama gli animali, sa quanto possiamo ricevere da loro, ma perché non essere utili anche noi esseri pensanti?

Basta poco e comunque quello che si chiede non è uguale per tutti, tutto è in rapporto a quello che possiamo dare.

Continua così la campagna del reclutamento dei volontari, anche giovani.

Siamo sicuri della validità del progetto perchè consapevoli che in futuro possiamo essere noi i bisognosi della teleadozione!

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Avviso importante

Anche quest’anno siamo iscritti nell’elenco dei soggetti di cui all’art. 1 della legge del 2005 per la destinazione del 5 per mille dell’IRPEF. Vi invitiamo a destinare alla nostra Associazione il su citato 5 per mille:

- firmando nel quadro dedicato alle organizzazioni non lucrative ONLUS

- riportando, sotto la firma, il codice fiscale dell’Associazione 92119670286

Il vostro sostegno sarà utilizzato nel 2007 per:

- recupero spese gestione case di accoglienza a favore dei più bisognosi

- assistenza in ospedale alle persone in difficoltà

- assistenza sul territorio.

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Il messaggio della CEI per la giornata del malato

 

Fragilità e salute: orizzonti di speranza

La giornata del malato, che si celebra ogni anno l’11 febbraio, vuole essere un “momento forte” nel percorso quotidiano della comunità cristiana, segnato sia dall’attenzione alla fragilità umana nella malattia o nella sofferenza, sia dall’impegno a testimoniare la speranza fondata sulla Pasqua del Signore.

 

Per una pastorale evangelica

Negli orientamenti pastorali i Vescovi osservano che non è facile oggi parlare di speranza perché è scomparso dalla nostra cultura l’idea che la storia cammini verso una pienezza che va al di là di essa. Questa affermazione interpella le nostre attività pastorali che spesso puntano sull’efficienza dell’organizzazione anziché cogliere le domande e le attese presenti nel cuore di ogni persona, per poter farci testimoni credibili di speranza.

 

Il nostro contesto sociale è bivalente

Da una parte sembra sognare un’umanità perfetta, un corpo perfetto, un figlio perfetto, l’eliminazione del dolore e la pretesa di vincere la morte rinviandola o addirittura anticipandola; dall’altra nasconde un senso di disorientamento, la difficoltà di dare un senso alla vita e il tentativo di rimuovere la morte, la vecchiaia, la malattia.

 

La fragilità nei momenti di crisi e nella malattia

Facciamo esperienza di fragilità in varie situazioni: le relazioni familiari difficili, l’abbandono dei figli, la vecchiaia, la malattia; tali situazioni non sono soltanto da “subire” perché dischiudono delle possibilità, perché aprono un tempo da vivere e da condividere con discernimento e saggezza.

 

La fragilità nella vita che muore

La morte rimane cifra eloquente della nostra debolezza ma non diminuisce in nulla la preziosità della vita che è degna di ricevere cura fino all’ultimo.

La morte è il momento riassuntivo dell’intera esistenza ed è anche il tempo della consegna di sé al futuro promesso da Dio per il credente, per il non credente a un al di là misterioso che sollecita interrogativi e inquietudini.

 

La fragilità umana nella Bibbia

La sapienza biblica esprime lo stupore per la grandezza e insieme per la fragilità dell’uomo: “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi ?“ (salmo 8).

Nel racconto della Genesi l’uomo è descritto come una creatura che ha ricevuto dall’alito di Dio il dono della vita e della libertà, dono che, per fragilità o per orgoglio, è tentato di non riconoscere.

Il peccato tuttavia non cancella per l’uomo la possibilità di credere e sperare e di partecipare a una storia di salvezza.

 

In Gesù la fragilità si apre alla speranza

Alla pretesa dell’uomo di farsi Dio, Gesù ha sostituito il dono e la condivisione: assumendo la nostra natura in tutta la sua debolezza, eccetto il peccato, la redime e la apre alla speranza.

Sperare non cancella la sofferenza di un cammino difficile ma dà la possibilità di attraversarlo, pienamente immersi nella storia e aperti al futuro.

           

Dalla speranza scaturisce la “cura” per l’altro

Chi spera si fa prossimo, entra in relazione con l’altro, non solo per dare ma anche per ricevere. Anzitutto si mette in ascolto, disposto anche a cambiare progetti, come il buon Samaritano della parabola. La cura dell’altro deve essere umile, si lascia interpellare dalla diversità delle sue esperienze, non pretende nulla in cambio, neanche la guarigione, anche se la chiede. Chi si fa prossimo non ha la pretesa di trovare soluzioni, ma fonda il suo impegno nella prospettiva della speranza, contemplando il volto glorioso del Signore risorto.

 

                                                                                                   Luisa Malesani

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L’eutanasia

 

Il caso Welby ha turbato la coscienza di molti: l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, la morte dolce o medicina palliativa sono gli argomenti che hanno fatto riflettere e per i quali siamo chiamati a dare dei giudizi.

Molte sono le domande che in questo periodo ci siamo posti: cos’è l’eutanasia? Dove inizia l’accanimento terapeutico? E cosa sono le cure palliative? Riporto qui sotto uno stralcio dell’articolo apparso sul Corriere della sera di martedì 23 gennaio 2007 da me ricevuto tramite posta elettronica (Zenit. Org) così intitolato:

Monsignor Sgreccia: “Anche omettere le cure è eutanasia”

Intervenendo in merito al dibattito sul tema dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico suscitato da un articolo scritto dal Cardinale Carlo Maria Martini, Monsignor Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha ricordato che secondo l’Evangelium Vitae l’eutanasia è “un’azione o omissione che per natura sua o nell’intenzione di chi la compie provoca la morte con intenzione di alleviare il dolore”(cfr.n. 65).

Per monsignor Sgreccia è eutanasia anche la “omissione” di una terapia efficace e dovuta, la cui privazione causa intenzionalmente la morte, non solo quindi l’eutanasia attiva ma anche omissiva. Ha quindi ribadito che “la gravità morale dell’eutanasia omissiva è uguale rispetto a quella dell’azione “positiva” di intervento o gesto che causa la morte: l’una equivale all’altra dal momento che provocano lo stesso effetto e procedono dalla stessa intenzione. Si tratta sempre di morte provocata intenzionalmente”.

“Se accettassimo che l’eutanasia si configura soltanto quando è il risultato si un gesto che causa positivamente la morte – ha spiegato monsignor Sgreccia - vorrebbe dire che tutto ciò che mira a causare la morte per sottrazione di intervento (per esempio: sottrazione di cibo o una intenzionale mancata rianimazione) non sarebbe eutanasia, così anche, il rifiuto intenzionale delle terapie valide non costituirebbe un problema morale.

Circa l’accanimento terapeutico, il presule ha voluto precisare che se “per accanimento terapeutico si intende in sostanza l’impiego di terapie o procedure mediche di carattere sproporzionato “questo, come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica,” è illecito sempre, in quanto offende la dignità del morente”. Altra cosa invece è l’assistenza terapeutica, quando esiste cioè una ragionevole speranza del recupero del paziente.

Fatta salva “l’esigenza di tener conto della volontà e del parere del paziente, il Presidente dell’Accademia pro Vita ha affermato che “quando si parla del “rifiuto delle terapie” da parte del paziente, il medico, pur avendo il dovere di ascoltare il paziente, non può essere ritenuto un semplice esecutore dei suoi voleri”.”Infatti, se il medico riconosce la consistenza del rifiuto - ha continuato il presule-, dovrà rispettare la volontà del paziente; se, invece si scorge di un rifiuto immotivato, è tenuto a proporre la sua posizione di coscienza e, se del caso, proporre il ricorso all’autorità competente, ed eventualmente, dimettere il paziente che gli è stato affidato come responsabilità”.

Circa le cure palliative, monsignore Sgreccia ha scritto che queste comprendono anzitutto la sedazione del dolore, e circa l’obbligatorietà delle cure ordinarie (distinte dalle terapie!), quali l’alimentazione, l’idratazione e la cura del corpo, queste rimangano obbligatorie sempre, anche qualora si tratti di pazienti in stato vegetativo persistente”.

Monsignor Sgreccia auspica che le cure palliative siano prese in considerazione dallo Stato specialmente quando si tratta di malati anziani e non autosufficienti.

Le cure palliative sono un nuovo modo di curare gli ammalati terminali, per questo credo che abbiamo il diritto e il dovere di sapere di più al riguardo per valutare meglio le situazioni tragiche che portano a dire: “…ben venga l’eutanasia!”, ed allontanare così certe tendenze culturali favorevoli alla stessa, mascherata di rivendicazione di autonomia e afflitta da solitudine morale.

Al riguardo padre Eugenio Sapori, nostro padre spirituale, ci dà, qui di seguito, qualche informazione nella speranza di poter affrontare questo importante argomento in un incontro futuro.

                                   

                                                                                                Claudia

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Le cure palliative

 

Oggi, sempre più, emerge il problema di come affrontare il dolore e la morte soprattutto presso i malati considerati ormai inguaribili; in concreto: sia i malati sia i loro familiari si trovano spesso in una situazione di ‘disperazione’ in cui non sanno più cosa fare e quali decisioni prendere; in tale frangente nasce come richiesta più facile quella dell’eutanasia. Ma vi sono proposte alternative a tutto questo? È proprio vero che togliendo di mezzo il morente, viene risolto il problema? O non se ne presentano altri?

Possiamo affermare che, grazie all’esperienza condotta da persone attente e sensibili al dolore del morente e del familiare, ci sono nuove strategie di terapia e cura che prendono in considerazione il paziente come pure la sua famiglia. Si tratta delle cure palliative.

Fra gli obiettivi generali di tali cure possiamo elencarne alcune d’interesse concreto: evitare l'isolamento del morente, coinvolgendo familiari, conoscenti, personale sanitario e volontari.

Le cure palliative sono perciò la cura totale prestata alla persona affetta da una malattia che non risponde più alle terapie che hanno come scopo la guarigione. Il controllo del dolore, dei sintomi e delle problematiche psicologiche, sociali e spirituali è di enorme importanza. Lo scopo principale sarà quello di ottenere la massima qualità della vita possibile per il paziente e per i suoi familiari.

Le cure palliative affermano il valore della vita, considerando la morte come un evento naturale; non prolungano né abbreviano l'esistenza dell'ammalato; provvedono al sollievo dal dolore; integrano gli aspetti psicologici e spirituali dell'assistenza; offrono un sistema di supporto per aiutare il paziente a vivere il più attivamente possibile sino alla morte; ed infine, offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia dell'ammalato a convivere con la malattia e poi con il lutto.

È facile comprendere allora che le cure palliative richiedono un approccio d'equipe, che riconosca il ruolo dei vari membri coinvolti. Il personale sanitario svolge un ruolo preminente nelle cure palliative, con particolari responsabilità per l'informazione del paziente e dei suoi familiari, per il supporto attivo, per l'educazione e per la continuità assistenziale tra ospedale e domicilio.

I programmi di cure palliative ottimali comprendono alcuni aspetti, come ad esempio: Assistenza domiciliare, Servizi di consulenza, Assistenza diurna, Strutture di ricovero, Supporto al lutto.

L'aiuto di volontari, inclusi i vicini di casa, può essere necessario per dare un livello soddisfacente di assistenza ai pazienti con ridotto od assente nucleo familiare.

L'assistenza domiciliare ideale richiede una continuità assistenziale tra casa ed ospedale. Il peso maggiore dell'assistenza domiciliare al paziente di cancro avanzato ricade sulla famiglia. I membri della famiglia dovrebbero perciò essere particolarmente preparati nella scelta e preparazione dei pasti più adatti, nella somministrazione degli analgesici e degli altri farmaci necessari ed istruiti su di alcuni problemi assistenziali specifici, come la paraplegia e l'incontinenza.

In Italia attualmente esistono più di 150 Centri maggiormente situati al nord del paese. Ma vi è una grande difficoltà per un adeguato riconoscimento di questo lavoro. Le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, che vedono le cure palliative dopo la prevenzione e la cura della malattia, purtroppo non sono ancora state recepite nel nostro paese.

Le grandi necessità del futuro dovute all'aumento della mortalità da cancro, e da situazioni estremamente gravi nelle fasi terminali di malattie come la sclerosi multipla, Alzheimer ecc., pongono senza dubbio la priorità del problema.

 

P. Eugenio Sapori m.i.

 

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Informazioni

 

Cari soci il 18 gennaio le volontarie dell’ospedale hanno partecipato ad un incontro di formazione tenuto da padre Eugenio Sapori. Il tema trattato è stato: “Che cosa dire ad una mamma che ha un figlio moribondo o che è morto?”

Poiché a tutti può capitare di trovarsi a confortare una mamma che soffre per la perdita del figlio, mi sembra giusto riassumere brevemente i punti salienti degli incontri così da permettere una formazione anche a chi non è stato presente.

Di fronte alla sofferenza dobbiamo ricordare una frase di San Camillo: “Cosa devo fare? Come?” Poiché siamo poca cosa è chiedendo aiuto a Gesù Cristo, pregandoLo o facendoGli una visita in chiesa, che otteniamo la grazia di servire il malato come fa una mamma con il suo unico figlio.

Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo toglierci dalla testa che siamo dei salvatori, o dei profeti. Dobbiamo saper tacere e lasciare che chi ci sta di fronte e vuole aiuto ci faccia le sue domande. Domande che esprimono paure. Esprimere le paure fa parte di una terapia: la logoterapia. E’ utile che queste vengano espresse ed è utile che noi impariamo a tacere ed ascoltare. Siamo più utili con il linguaggio non verbale cioè con lo sguardo e la mimica. Il nostro atteggiamento interiore di bontà, di accoglienza, disponibilità all’ascolto delle opinioni altrui è molto, molto importante.

Una fase di passaggio è la rabbia che la persona colpita deve passare: non impressioniamoci, ma comprendiamo che in questo modo la persona si libera da determinate angosce.

Concludendo l’aiuto che noi tutti possiamo dare a chi soffre è quello della vicinanza, dell’attenzione, della comprensione, tenendo conto che il vissuto di ogni persona è diverso ed ognuno ha un suo modo di reagire.

 

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Lettere aperte

                                                                                                Crevoladossola, 16 gennaio 2007

 

Cari lettori, sono una ragazza di 34 anni, mi chiamo Annamaria Rossello, sono sposata e ho due figli, Giorgia di 5 ani e Valentino di 8 mesi: Vivo a Domodossola (VB).

Vi scrivo per raccontarvi la mia esperienza vissuta a Padova con le volontarie dell’associazione “Amici di San Camillo”.

Purtroppo quest’anno nella mia famiglia abbiamo avuto diversi problemi di salute: mia madre e mio cognato dovevano ambedue essere operati a Padova. Li avrebbe accompagnati mia sorella, ma non mi sentivo di lasciarla sola in quanto è stata operata da poco per un tumore maligno. Così ho deciso di venire in questa città per aiutarla ad assistere i miei cari. Mi rimaneva un problema che mi angosciava: dovevo staccare in maniera brusca mio figlio Valentino dall’allattamento al seno. Per la festa dell’Immacolata mi sono recata a Padova con la mia famiglia; mentre ero nella casa di accoglienza di via Verci, ho conosciuto la sig.ra Maria Vittoria e dopo aver chiacchierato un po’ le ho esposto il mio problema, chiedendole se conoscesse una babysitter di fiducia o un asilo nido. Dopo un attimo di smarrimento mi ha proposto di fidarmi dei volontari dell’ospedale. E’ stata la notizia più bella che mi potevo aspettare in quel momento.

Le volontarie dell’associazione Amici di San Camillo si sono offerte a svolgere il servizio di babysitter a casa, nelle ore in cui ero utile in ospedale.

Ero felicissima, non mi dovevo staccare da mio figlio e potevo assistere mia madre, non sapevo come ringraziare. Sono venute per tre giorni, ogni giorno che aprivo la porta per accoglierle mi trovavo davanti delle persone speciali, affettuose e tanto disponibili, mi trasmettevano quella tranquillità che una mamma ha bisogno prima di lasciare il proprio figlio a gente che non conosce.

Ringrazio Dio di avermi fatto conoscere queste “donne speciali” e mi auguro che dia loro la forza di portare avanti il grande dono di disponibilità e amore verso il prossimo.

Grazie di cuore a Silvia, Franca, Maria Luisa, Adriana, Carla e Silvana.

Con affetto      

Annamaria Rossello

 

Per Natale, ero occasionalmente in casa di accoglienza Forcellini, quando è giunta una telefonata da una volontaria camilliana e del Santo. Mi chiedeva aiuto per una giovane coppia di sposi. Lei era in cinta, ormai a termine e di passaggio in treno con destinazione la Sicilia. Non era nel nostro programma accogliere nuove persone poiché, con la presenza in casa di due bambini vivaci e quattro adulti, sarebbe stato difficile garantire tranquillità riempiendola.

Da principio ho rifiutato, ma dopo l’insistenza della volontaria che mi ha informata dell’assoluto bisogno di accoglienza dei giovani e del fatto che erano spaesati, sono entrata in crisi e ho pensato alla nostra mamma Maria. Anche Lei era prossima al parto e non trovò nessuno che Le desse alloggio e soccorso. Uno sguardo agli ospiti che, mentre giocavano a carte, assistevano alla mia telefonata e abbiamo deciso di accogliere i nuovi pellegrini. Devo dire che purtroppo queste persone vivevano di inganni ed espedienti, ma l’ospitalità ha permesso di dare riposo notturno alla futura mamma ed essere consigliata, il giorno di Natale ad andare urgentemente in ospedale dove è nata una bellissima bambina.

E’ stata una grazia perché la mamma era grave e forse la bambina sarebbe morta.

La nascita di questa bambina, il giorno di Natale, ci ha ripagato delle bugie e preoccupazioni che abbiamo affrontato in quei giorni.

 

                                                                                                Claudia

 

Il 2 dicembre 2006 è mancata all’affetto dei suoi cari Evelina Benetello ved. Prosdocimo madre della nostra volontaria Stefania Prosdocimo in Ercolin.

 

Il 12 dicembre 2006 è morto Franco Attilio. E’ mancato improvvisamente, ma serenamente accanto ai suoi cari che gli tenevano la mano.

Era in coma vegetativo, ma il suo ultimo sguardo è stato per loro.

E’ stata distribuita una sua foto con questo pensiero:

 

“Non si perdono mai coloro che amiamo,

perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.”

 

                                                S. Agostino

 

Ciao Attilio!

 

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