NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE N. 20  - SETTEMBRE  2008

INDICE

Data da ricordare

Informazioni dal direttivo

La famiglia nella realtà della malattia

I malati: testimonianze di vita e di fede

Mia moglie è prigioniera ma lei vuole vivere

Lutti

Testimonianze

Informazioni dalle Case di Accoglienza

Continuità delle cure affettive. Vicini agli anziani.

Felicitazioni

 


Data da ricordare

Martedì 28 ottobre nella hall dell’Ospedale Sant’Antonio: giornata di raccolta fondi con la vendita dei manufatti del nostro laboratorio.

Orario di presenza: 9.00 – 18.00.

Siete invitati tutti a partecipare!!!

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Informazioni dal direttivo  

 

Centro Servizi del Volontariato di Padova - Bando a valenza locale 2008

Abbiamo partecipato al bando a margine col nostro progetto “Teleadozione degli anziani” proponendo di ampliare la nostra zona d’azione all’interno del nostro quartiere di riferimento con l’obiettivo di raggiungere entro un anno il n. di 35 anziani assistiti (ora 25) affiancati da altrettanti volontari (ora 18). Dovremo quindi trovare soprattutto nuovi volontari e formarli come abbiamo già fatto in passato. Siamo stati ammessi al finanziamento per un importo pari all’80% di quanto richiesto e quindi dobbiamo metterci subito al lavoro per raggiungere un traguardo ambizioso ma non impossibile.

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Festa provinciale del Volontariato – 28 settembre 2008 – Il Sociale a Padova

Il Centro Servizi del Volontariato organizza la Festa Provinciale del Volontariato (V° edizione). La novità di quest’anno è la concomitanza, in un’unica giornata, di tre significativi appuntamenti del sociale padovano per una festa che coinvolga e copra tutta la città.

- Festa provinciale del volontariato (presentazione delle numerose associazioni di Padova e provincia in Piazza dei frutti e Via Oberdan). Noi saremo presenti con un nostro gazebo e con nostri volontari

- Solidarietà in piazza (manifestazione promossa dalla ULSS 16 dedicata alle associazioni e cooperative sociali che operano in ambito disabilità –  piazza delle erbe).

-   Puliamo il mondo: festa del recupero (manifestazione promossa da Lega Ambiente – Piazza dei Signori).

Il direttivo inoltre, ringrazia tutte le volontarie che con la loro presenza hanno permesso di tenere aperte le case di accoglienza, nel periodo estivo appena trascorso.

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La famiglia nella realtà della malattia

11 febbraio 2008 - Giornata del malato                    

L’icona che ci accompagna quest’anno è la “Pietà” di Vincent Van Gogh, dipinta pochi mesi prima della sua tragica morte; le immagini di Maria e Gesù – con drammatica efficacia comunicano il dolore e insieme il desiderio di speranza presenti nel cuore di ciascuno di noi, nell’esperienza della malattia nostra e dei nostri cari. Il contrasto dei colori – dai toni plumbei del centro all’orizzonte chiaro e luminoso – è il simbolo della sofferenza trasfigurata nella speranza nel Signore Risorto.

E’ appunto il tema della “speranza nella malattia” ad introdurre il 9 febbraio il convegno promosso dalla Consulta diocesana per la pastorale della salute, guidata da padre Giancarlo Manzoni. La riflessione di Don Giuseppe Trentin – docente di morale- richiama l’enciclica “Spe salvi”: l’esperienza del patire può diventare apprendimento e luogo di speranza, è la vela – secondo una suggestiva metafora – che trasforma le nostre piccole dolorose esperienze e attese e le guida verso un orizzonte trascendente. Così come le parole del canto, in cui risuonano quelle di Sant’Agostino: “Soffierà il vento forte della vita, soffierà sulle vele e le gonfierà di Te”.

Nel duro percorso della malattia, segnato da fragilità, ribellione, lotta, rassegnazione, attesa, è prezioso il sostegno di chi si prende cura della persona, e offrendo non solo assistenza ma anche speranza, l’accompagna – sull’esempio di Gesù che ha scelto il segno della gratuità e della condivisione e si è fato “prossimo” di ognuno di noi.

E’ proprio questa osservazione ad introdurre il tema del ruolo della famiglia nel tempo della malattia, svolta dal padre camilliano Eugenio Sapori: il piccolo nucleo dei parenti del malato può diventare “scuola di umanità e di servizio alla vita” – come afferma Giovanni Paolo 2° - per svolgere il mistero della consolazione. Emerge in questo servizio lo stile della donna per la sua naturale inclinazione all’accoglienza e al prendersi cura, che si esprime e si traduce in parole, silenzi, gesti di sensibilità e tenerezza.

E’ un richiamo al messaggio alle donne credenti e non credenti di Paolo 6° alla fine del Concilio Vaticano 2°: “E’ venuta l’ora in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza”; messaggio ripreso nella lettera “Mulieris dignitatem” di Giovanni Paolo 2°” Il genio della donna va colto come un prezioso dono di Dio per realizzare la vocazione al servizio e come profezia che trova il suo pieno compimento in Maria, Madre del Signore”.

La famiglia allora può essere luogo di cura e di consacrazione?

Non possiamo ignorare le situazioni difficili che vivono oggi molte famiglie, come è emerso dalla relazione del dott. Giantin e dal dibattito.

Il lavoro della donna, la permanenza prolungata in casa dei giovani, i problemi economici,la presenza degli anziani rendono frenetico il ritmo quotidiano; inoltre le trasformazioni sociali producono fragilità nei rapporti tra le persone.

Eppure va recuperata la vocazione della famiglia alla gratuità e alla crescita della speranza, soprattutto se sorretta da “reti” di volontariato ecclesiale e civile.

E anche la comunità cristiana deve riscoprire l’attenzione alla sofferenza come momento forte che ci interpella sul senso della vita e delle relazioni, in cui le domande inquietanti possono trovare risposta nella consegna a “Colui che ha patito per noi” ed è diventato “sorgente si acqua viva” in cui trovano compimento tutte le attese.

 

Luisa Malesani

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I malati: testimonianze di vita e di fede

Carissimi Amici di San Camillo,

dopo il periodo estivo, con il consueto appuntamento del nostro Notiziario ci ritroviamo a riflettere sul tema proposto nella Giornata Mondiale del Malato, l’11 febbraio u.s.: La famiglia nella realtà della malattia.

Nel documento della Conferenza Episcopale Italiana s’insisteva per l’aiuto da dare alla famiglia che deve gestire situazioni di difficoltà e penso che tale richiamo non sia stato vano; essere ‘prossimi’ dei nostri cari, soprattutto quando si è ammalati, valorizzando i legami famigliari, è un impegno che ci viene dal nostro essere ‘famiglia’ ed anche ‘credenti in Cristo’.

Ritorno su questo aspetto perché in questi giorni ho avuto un’esperienza particolare, non è l’unica, ma è l’ultima in ordine di tempo, quindi ... ancora fresca!

Ho incontrato una Signora, appartenente ad un gruppo ecclesiale, che mi ha raccontato il suo vissuto di questi ultimi tempi: l’improvvisa malattia, un tumore, le cure a Padova, venendo da un’altra città del Veneto dal momento che i figli hanno desiderato per Lei l’assistenza migliore. Nel frattempo un abbassamento dei valori la costringe al ricovero per trasfusioni ed altre terapie del caso.

Ebbene: cosa c’è di strano? Direte Voi: tutto “normale” o quasi! La Signora, continuando il suo racconto, mi dice che la sua famiglia non accetta questa malattia ed il suo evolversi che si concluderà forse con la morte. Lei - continua – è tranquilla, ha fiducia nel Signore, si è affidata totalmente a Lui: per questo è tranquilla e serena (e questo lo vedo trasparire anche dal suo volto!). Il problema - per Lei ammalata - è quello di rassicurare i propri figli, di far loro coraggio, di avere più fede e così vivere in quella serenità che Lei stessa sta sperimentando nella grazia del Signore.

Miei cari Amici, mi fermo qui, perché mi rendo conto, a questo punto, che le mie parole sarebbero di troppo! Dentro di me ringrazio il Signore per questa creatura e per la sua fede così semplice, ma profonda. Fatelo anche Voi e pensate all’importanza del malato che, nonostante tutto, ha tanti insegnamenti fondamentali da proporre a tutti... anche a noi.

 P. Eugenio Sapori m.i.

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Mia moglie è prigioniera ma lei vuole vivere

da Repubblica — 15 luglio 2008 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA.

Caro direttore, è tardi, è quasi mezzanotte, Laura dorme abbracciata ad Alice. Anche questa sera è riuscita ad andare a letto con la sua mamma, e fino a quando non la porterò nel suo lettino potrà godere delle sue "gambe morbide". «Stai attenta a non toccare i tubi della mamma» le ho detto prima di salutarla, con la paura che potesse inavvertitamente manomettere il ventilatore che permette a Laura di respirare. Gli amici di una vita sono andati via da poco; una piacevole serata: pennette al sugo, una pepata di cozze, un fritto misto e per concludere qualche prugna gustosa presa al mercato stamattina. Ripenso a quella lettera della figlia di Livia su "La Repubblica" di oggi. Non mi è piaciuta, non mi rispecchia e credo che non rispecchi moltissimi altri "amici" che come me vivono direttamente la sclerosi laterale amiotrofica. Laura mi chiama. Con uno degli ultimi muscoli che riesce a contrarre volontariamente attiva il campanello che mi fa allontanare dal computer per aiutarla. Ha freddo, la sistemo e torno a scrivere. Ma per chi sto scrivendo? Per me, sicuramente. Si scrive sempre per se stessi, per fare il punto, per "esserne certi". Forse per Ale e Marco, i miei figli "grandi" che condividono consciamente questa avventura della mamma ammalata. Forse per la nostra famiglia, allargata da chi negli anni ha deciso di starci vicino nonostante le difficoltà. Forse per chi invece ha deciso di "stare alla finestra" per paura, per "rispetto", per non sporcarsi le mani, perché non ha tempo ~ Forse per chi non ci conosce e non vorrei che si facesse un'idea distorta di cosa vuol dire vivere una malattia riesumata quando la cronaca porta a parlare di eutanasia e così poco ricordata nella fatica affrontata da chi la vive ogni giorno. Che parole pesanti, che strana sensibilità, che orgoglio difficile da condividere quello della figlia di Livia. E' da quasi otto anni che a Laura è stata diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica e il decorso della malattia si sta manifestando nella sua tragica normalità. Non cammina più da 6 anni, non usa più le mani da 5, non parla più da 4, si alimenta attraverso un sondino nello stomaco da 3, da qualche mese respira aiutata da un respiratore e da una tracheotomia. Eppure è serena! Certo non è felice di essere ammalata, preferiva certamente la sua "vita precedente". Libera e indipendente, amante della bicicletta e della vita all'aria aperta ha dovuto rinunciare a tutto e costruirsi un nuovo equilibrio per affrontare la malattia con la speranza di sconfiggerla. In questi anni ha continuato a fare la mamma e la moglie, a gestire la sua casa, a fare la spesa e a fare acquisti via internet, a dare buoni consigli e ad amare tutti quelli che aveva intorno. Ha persino iniziato a scrivere, riuscendo a farsi pubblicare tre volumi da un'importante casa editrice. Ha finanziato un progetto in Africa, ha raccolto fondi per la ricerca sulla SLA, ha guadagnato soldi per pagare l'università dei nostri figli. Vive con grande dignità la sua vita, anche se in modo diverso dal "solito", amando ed essendo amata da tutte le persone che le sono vicine o che la contattano da lontano. E' questo il vero coraggio! Cercare di vivere la propria vita con pienezza. Nonostante tutto, nonostante le difficoltà diventino ogni giorno più pesanti, nonostante la stanchezza, nonostante la ricerca non trovi una strada che alimenti le nostre speranze. Poi, a cadenza quasi periodica, i giornali tornano a parlare di noi. Un nuovo caso di cronaca riporta alla ribalta la nostra malattia, le nostra "tragedia", le nostre fatiche. Non per cercare di alleviarle, per venirci incontro, per darci nuovi ausili, nuovi supporti, nuovi finanziamenti alla ricerca o maggiori contributi per l' assistenza. L'obiettivo è sempre supportare le tesi a favore di una legislazione sull'eutanasia. Questo argomento per noi non è un tabù, anche se non abbiamo mai pensato che fosse vicino alla nostra esperienza personale, ma vorremmo che nei limiti imposti dalla nostra condizione ci venissero garantite le possibilità per poter continuare a vivere con dignità e in libertà. In questi ultimi anni il dibattito pubblico e la richiesta alle istituzioni si è incentrata sulla richiesta della libertà di poter morire. Ciò che noi chiediamo alle istituzioni è che i malati e le loro famiglie siano finalmente messi nelle condizioni di essere liberi di vivere.

*marito di Laura - FRANCESCO BERETTA

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Lutti

Nel mese di marzo è deceduta la nostra amica e socia Antonietta Galimberti. Il rapporto d’amicizia, stima e collaborazione era nato quando eravamo ancora un gruppo. Lei era presidente della S. Vincenzo Ospedaliera, si unì a noi per essere più incisiva nell’aiuto agli ammalati. Donna di grande umiltà, di profonda fede cattolica e di grande amore per i più deboli è stata sempre pronta a collaborare ad ogni nostra richiesta di aiuto. Quando aprimmo la nostra prima casa in via Forcellini, 12 ci sostenne nel progetto fornendoci lenzuola, coperte e copriletto fatti fare appositamente per noi. Come veniva a conoscenza della presenza in casa di un ospite bisognoso di tutto, andava personalmente “sotto il salone” e ci riforniva di un’abbondante spesa.

La ricorderò sempre con i suoi occhi azzurri, i suoi capelli raccolti, il suo volto roseo e senza rughe che trasmetteva serenità e forza di vita.

Cara Antonietta la strada della collaborazione da te aperta sarà sempre nei nostri progetti, perché ci hai insegnato che solo restando uniti, senza prevaricare l’altro, possiamo essere una grande forza.

 

                                                                               Claudia

 

Ricordare Lidia Paccagnella, l’amica che ci ha lasciato il 12 agosto e di cui gli Amici di San Camillo si occupavano da due anni, utilizzando il progetto di tele-adozione, è bello e facile, perché chi l’ha conosciuta e frequentata sa quanta ricchezza interiore e quanta sensibilità ci fossero in lei, quanta dignità pur nella sofferenza, quanto rispetto di sé e degli altri e quanta capacità di amare e di farsi amare dalle tante persone con cui entrava in contatto. Ma qui vorremmo ricordare anche la sua sottile ironia, che esercitava anzitutto su sé stessa, rendendo così molto leggero e anche divertente lo stare con lei.

Questa esperienza di tele-adozione è stata per Paola e per me una grande occasione di arricchimento e di approfondimento interiore, e ciò ci spinge a ripetere l’esperienza con altre persone bisognose di aiuto e ci induce a suggerire ad altri lo stesso impegno. Grazie Lidia.

                                                                                   Andreina e Paola

 

“Carissimi amici tutti, grazie per la vostra partecipazione al mio dolore per la perdita della mia mamma. Ho molto gradito la vostra affettuosa vicinanza ed è con animo riconoscente che rinnovo il mio grazie anche per tutto quello che avete fatto per me.

                                                                                                         Luigina Masiero”

 

Questo biglietto pervenutoci ad aprile è a noi molto caro.

Purtroppo Luigina ci ha lasciato nel mese di luglio. E’ morta dopo una lunga sofferenza attutita dalla morfina. L’abbiamo seguita negli ultimi giorni di vita, come abbiamo sempre fatto fin da quando siamo venuti a conoscenza dei suoi bisogni e della sua situazione.

Luigina, nella sua vita, ha sofferto molto e, come non capirla quando era arrabbiata con il mondo intero per la sorte toccatale!

Da giovane lavorava in ospedale e precisamente in radiologia. Faceva le lastre agli ammalati quando non usavano protezioni ai raggi X che quotidianamente assorbiva. Questa negligenza le ha procurato un’atrofia dei muscoli che l’ha portata progressivamente ad avere sempre più bisogno di aiuto. Ed è per questo che, grazie a Padre Roberto, ci ha conosciuto e ci ha amato fino a considerare noi, le volontarie che la proteggevano,“le mie amiche”.

Sarà sempre nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuta, frequentata ed amata.

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Testimonianze

                  

La signora Anna ha 78 anni, è un’insegnante in pensione e vive da sola in un’abitazione un po’ isolata e ciò la preoccupa perché non può ricorrere ai vicini in caso di necessità.

Frequentava spesso una sorella che abita a circa 40 chilometri da Padova, consentendole così di avere un legame familiare, ma ora la sorella è malata e sottoposta a continue cure, ed inoltre anche la signora Anna ha spesso problemi di salute. Per tutti questi motivi la signora soffre di depressione, di attacchi di panico e per questo si è decisa chiedere aiuto al parroco, che l’ha indirizzata a noi.

Sono andata a trovarla ed è iniziato un rapporto di amicizia che si sta prolungando già da più di un anno. Le sono state affiancate altre due volontarie che vanno a trovarla durante la settimana e le è stata proposta la “TELEADOZIONE”, la possibilità, cioè di avere il Telesoccorso (l’apparecchio che consente di chiamare aiuti in caso di necessità).

La nostra amicizia e questa forma di aiuto le hanno dato molta serenità, ma ciò che ci ha gratificato di più è stato il suo inserimento in un’attività parrocchiale che sta seguendo con diligenza e con costanza.

Inizialmente, infatti, la signora Anna non era inserita né in parrocchia, né in altri gruppi.

Queste le sue parole: “Ho sempre dedicato il mio tempo libero a viaggi, incontri culturali, gite con varie amiche. Non mi sono mai inserita in parrocchia e tanto meno ho pensato di dedicare un po’ del mio tempo al volontariato: proprio non ci pensavo e non mi occupavo delle necessità degli altri. Con il passare degli anni, alcune mie amiche sono morte e le altre sono bisognose come me di aiuto, per cui non posso contare su di loro; altre, passato il periodo degli interessi culturali, non si sono più fatte sentire.

Vi assicuro che voi avete fatto la scelta migliore e vi invidio.”

Queste parole mi hanno colpito profondamente e mi hanno fatto molto riflettere.

 

                                                                                      Loretta Cremonini

 

Cari amici di San Camillo, sono una socia volontaria che, data la mia esperienza lavorativa fra gli anziani del Nazareth, si occupa di risolvere i problemi burocratici della teleadozione ed altro.

A fine anno 2007 mi è morto un figlio, ma Lui non mi ha lasciato sola nel mio grande dolore. Mi ha guidata a conoscervi e ad iniziare un cammino di volontariato ed un recupero di fede in Dio e in Maria.

Voglio testimoniare come la mia sofferenza, la fede e la vostra vicinanza, mi hanno portato a non chiudermi in me stessa, ma ad aprirmi agli altri.

In queste settimane ho vissuto una grande esperienza di dolore ed amore. Alcune notti fa, precisamente alle ore 3.00, una mia amica mi ha chiamato dall’ospedale per chiedere aiuto. Suo figlio di 25 anni, per un ictus devastante, era appena stato ricoverato in coma irreversibile. Sono accorsa e rimasta vicino a lei e al marito confortandoli a dando loro affetto.

Tutto si ripeteva come per il mio Manuele.

Essendo il ragazzo in coma irreversibile, i dottori hanno chiesto se erano disposti a donare sette organi sani e così salvare sette vite.

Immaginate la disperazione di quei genitori nel sapere che i dottori avrebbero staccato tutti i macchinari che tenevano in vita il figlio!

Sono stata vicina a loro, dialogando e rispettando il loro dolore e turbamento fino a quando alle 6.30 hanno accondisceso e dato il permesso per l’espianto degli organi.

Quanto ho vissuto è stato per me, seppur molto doloroso, una grazia che mi ha fortificato perchè ho fatto esperienza di amore per il prossimo.

                                                                                   Roberta Venturato

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Informazioni dalle Case di Accoglienza

 

Anche quest'anno siamo riusciti a tenere aperte le case d’accoglienza durante il periodo estivo, nonostante gravi imprevisti familiari e grossi sacrifici da parte dei volontari. Gli sforzi tuttavia non sono stati del tutto ricompensati, perchè soprattutto in agosto non c'è stata grande affluenza nè alla casa di via Forcellini, nè a quella di via Tre Garofani che è sempre rimasta vuota, a parte due settimane in agosto.
Bisogna mettere in evidenza un importante progetto di collaborazione che abbiamo attuato con l'Opera San Vincenzo per ospitare una famiglia extracomunitaria composta dai genitori con un bambino di quattro anni che dovevano assistere il figlio più piccolo di pochi giorni ricoverato in terapia intensiva per gravi problemi cardiaci. La San Vincenzo ha provveduto al soggiorno della mamma (vitto e alloggio), mentre la nostra associazione ha favorito l'accoglienza del papà. Per noi è comunque sempre un problema ospitare extracomunitari, per motivi burocratici; infatti l'articolo 7 del decreto legislativo 25 luglio 1998 nr. 286, ci obbliga a darne comunicazione scritta all'autorità locale di pubblica sicurezza entro 48 ore. Questo comporta un aggravio di lavoro per i volontari che si interessano dei rapporti con la questura: devono provvedere nei termini di legge non solo alla compilazione dei moduli con la firma originale del nostro Presidente, ma anche alla raccolta di tutta la documentazione necessaria nel rispetto del ridotto orario d'ufficio per la consegna.
L'appartamento di via Lovarini, invece, è stato quasi sempre occupato ed è sempre molto richiesto perchè offre una sistemazione indipendente vicino agli ospedali. Il problema da risolvere urgentemente, tra l'altro segnalato anche dagli ospiti, è il rinnovo dell'arredamento ormai fatiscente. A tal proposito si è pensato di rivolgersi all'IKEA prendendo in considerazione eventuali loro proposte vantaggiose.

 

                                                                 Chiara, Cristina, Marcella

 

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Continuità delle cure affettive. Vicini agli anziani.

 

Questa nuova iniziativa finanziata dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale per il Volontariato della Regione Veneto ci vede partner dell’AVO (capofila), assieme alla CEAV, nel progetto di aiuto agli anziani.

Una ricerca fatta nel Comune di Padova indica che un anziano su quattro e un’anziana su tre, dopo i settanta anni, vivono da soli. L’ambiente domestico è per l’anziano il luogo dove conserva la sua autonomia e la coscienza di sé come persona che possa interagire liberamente con il volontario. E’ quindi sensibilità di molte associazioni rivolgere lo sguardo a chi invecchia e incontra disagi gravi in caso di malattia. Sensibilità che si trova in modo particolare in quelle associazioni che, come noi, svolgono la loro attività anche in ospedale.

Il compito del Progetto “Continuità delle Cure Affettive“ è quello di utilizzare proprio la rete ospedaliera per individuare quelle persone ammalate sole, dimesse dagli ospedali, che hanno bisogno di assistenza e calore umano quando ritornano a casa loro. Sul modello della nostra “Teleadozione” è quindi necessario formare nuovi volontari, presso le Parrocchie della Diocesi di Padova, che possano sostenere gli anziani nella quotidianità, con telefonate e visite concordate.

Il nostro compito come “Amici di San Camillo”, quali partner del Progetto, è quello di partecipare a questi incontri di formazione portando le nostre concrete esperienze nelle Parrocchie della Diocesi.

Dobbiamo quindi essere grati ai nostri volontari che si sobbarcano con generosità questo ulteriore impegno.

Il nostro agire ha un fine preciso: vogliamo, non solo a parole, fare rete con le altre associazioni e rafforzare il nostro progetto di “Teleadozione” nel quale crediamo fortemente.

Quando ci chiameranno da altri quartieri potremo più facilmente rispondere alla richiesta di aiuto perché conosceremo i volontari, anche da noi formati, che si renderanno via via disponibili ad operare concretamente sul loro territorio. 

 

                                                                              Gabriele Pernigo

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Felicitazioni

 

Sabato 13 settembre alle ore 10.00 si sposerà, in Parrocchia San Camillo, la nostra socia e volontaria Lucia Gabelli. E’ la nipotina di Antonietta e Mario Gui. Ha sempre risposto con un sì alle nostre richieste di aiuto in ospedale e presso la “Casa delle mamme”.

Ora dirà il suo sì alla persona che ama, per questo le auguriamo tanta felicità.

 

Sabato 20 settembre alle ore 16.30 si sposeranno, in parrocchia San Camillo, Patrizia e Maurizio. Pur impegnati nel lavoro hanno sempre detto sì alla mia richiesta di aiuto per l’associazione.

Grazie di cuore e tanta felicità dalla vostra mamma/suocera.              

                                                                                   Claudia

 

Domenica 14 settembre, Franca e Ferdinando Bisaglia, festeggeranno il loro 50° anniversario di matrimonio. Il loro amore è sempre stato visibile come il loro impegno in parrocchia e nell’ associazione. La loro infatti è una delle prime famiglie che ha dato ospitalità a parenti di ammalati in difficoltà. Il loro esempio sia di buon auspicio per le nuove coppie che si stanno formando!

 

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