NOTIZIARIO DELL'ASSOCIAZIONE N. 7

FEBBRAIO 2004

 

INDICE

Introduzione

DATE DA RICORDARE:

INFORMAZIONE.

Natale 2003

Lettera

LETTERA APERTA A PADRE EUGENIO SAPORI 

INFORMAZIONI DAL DIRETTIVO

PRIMA RELAZIONE:

SECONDA RELAZIONE: 12° giornata del malato: Guarire con la solidarietà"

TERZA RELAZIONE

LE COSE PIU’ FORTI DEL MONDO

Tanti auguri di Buona Pasqua dal vostro Presidente e dal Direttivo

 

Come avrete certamente osservato l’intestazione del nostro notiziario porta un nuovo logo. E' un logo semplice che riporta:

   la Croce rossa, segno di condivisione della spiritualità camilliana

   una tenda segno di riparo dove trovare Accoglienza, Amicizia, Assistenza

   un campo azzurro segno di serenità.

Sono tutti segni che stanno ad indicare quale sia il nostro proposito:

" Accogliere l'uomo ed aiutarlo ad affrontare con serena fiducia le sofferenze ed i problemi di cui la malattia e portatrice."

Iginio Marcuzzi

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DATE DA RICORDARE:

  Sabato 3 Aprile 2004 alle ore 15.30 alla Casa Sacro Cuore di Torreglia ritiro Spirituale in preparazione alla S. Pasqua organizzato dai padri camilliani dell'ospedale con: meditazione, processione delle Palme e celebrazione Eucaristica. Possibilità di fermarsi a cena. (Su prenotazione)

  Per le funzioni della parrocchia in preparazione alla Santa Pasqua vedere il bollettino parrocchiale

   Giovedì 22 Aprile 2004 ore 16 in saia Padre Mariani Convocazione assemblea ordinaria dei soci. Come da statuto, seguirà convocazione scritta con ordine del giorno per i soci in regola con versamento della quota associativa 2003. Saranno discusse proposte, e importante la vostra presenza

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INFORMAZIONE:

Si e aperta la campagna soci anno 2004. Associarsi vuol dire sostenere e credere nell'operato della nostra Associazione, contribuire alle spese di segreteria, cartoleria e postali inoltre da diritto di voto in assemblea soci. Potete contattare la segreteria n. tel. 8212692 nei giorni di lunedì e giovedì dalle ore 15 alle ore 17 o le volontarie della Casa Forcellini,14 presenti ogni mattina dalle ore 9 alle ore 12 al n. tel. 049/751990.


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NATALE 2003

In occasione delle festività natalizie in Associazione Forcellini c'e un gran fermento: sono giunti tanti auguri di buone festività e alcuni ringraziamenti per gli aiuti distribuiti in territorio... e le parole sincere a noi indirizzate mi hanno dato il modo di riflettere sul valore della collaborazione fra gruppi e mi spingono ora a parlarvi di coloro che ci aiutano.

Alcuni nuclei del territorio ricevono aiuti alimentari, ma non siamo noi i diretti artefici di tanta generosità, perché questi provengono dalla sensibilità di altre persone e associazioni che ci girano attorno.

La sig.ra Lombardi, per esempio, ogni sabato mattina va al mercato ortofrutticolo e ci fa pervenire frutta e verdura che i nostri volontari selezionano, dividono e consegnano a chi ne sa fare buon uso.

La sig.ra Galimberti, presidentessa della S. Vincenzo Ospedaliera, coadiuvata dalle sue volontarie, si fa in quattro ad ogni nostra richiesta di aiuto.

La nostra collaborazione è iniziata parecchi anni fa su suggerimento dei padri Camilliani con una Convenzione stipulata in data 7 ottobre 1998 dal nostro presidente di allora Antonietta Gui e dal presidente ancora in carica della San Vincenzo Ospedaliera Antonietta Galimberti.

Assieme possiamo aiutare bambini e adulti ammalati, con assistenze notturne; inoltre ha spesso fornito le nostre case di biancheria per le camere da letto ed alimenti di un certo valore per gli ospiti.

In questi ultimi giorni hanno aiutato una madre siciliana che, nella più nera povertà, ha dovuto affrontare la perdita di una figlia ventottenne morta dopo tre mesi di coma irreversibile per una intolleranza all'antibiotico. Questa povera ragazza è rimasta sola qui a Padova in rianimazione mentre la madre e la sua famiglia, non potendo permettersi di trasferirsi, vivevano la loro vita d'inferno nel loro paese. Tutto questo è accaduto nel 2004!

Vi ho informato di questo ultimo fatto, perché sappiate quali sono a volte le nostre esperienze e comunque non l’ho scritto per gloriarcene, ma per cercare di "alzare un muro" al male che in questo momento fa tanta notizia.

La guerra, il terrorismo, la fame, la malafede e la critica non costruttiva (questi ultimi piccoli difetti a noi più vicini) distruggono 1'uomo e sono come un mare in tempesta che si fa sentire. II bene, invece, e più riservato, più silenzioso, ma esiste e deve essere conosciuto per essere con 1'aiuto della fede un'iniezione di fiducia e speranza.

Per questo motivo non dobbiamo disperare ma dobbiamo "agire", anche con i nostri limiti, anche se a volte non siamo al massimo della professionalità, non dobbiamo arrenderci e mollare davanti alle difficolta, ma collaborare e dialogare affinché il bene cresca perché ce n'e tanto bisogno.

CR


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Padova 02/12/2003

Gent.ma Sig.ra Loretta,

sono la sorella di Laura Ortoman, le scrivo queste poche righe per esprimere a

Lei ed a tutti i Volontari degli Amici di San Camillo i miei più sentiti

ringraziamenti perché siete delle persone splendide che date al prossimo il

vostro Amore e trasmettete tanta serenità.

Colgo 1'occasione per formulare a lei e Famiglia ed a Tutti gli Amici di San

Camillo un Buon Natale di cuore, grazie anche a nome di Laura.

Lettera firmata

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LETTERA APERTA A PADRE EUGENIO SAPORI.

amici di san camillo Padova 4 febbraio 2004

Sono cattolica praticante, vado a Messa ogni giorno e mi avvicino a Dio con la Comunione giornaliera. Eppure quando sto con un ammalato e lo assisto provo delle emozioni ed una gioia che è più palpabile e grande di quando ricevo la Comunione. Ho forse poca fede?

Un'amica di San Camillo.

Fa parte della nostra esistenza umana il fatto che siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, ma anche con un corpo che Egli ci ha donato. Le nostre emozioni e sentimenti, come pure le convinzioni, ci mettono in relazione sia con Lui sia con le realtà materiali o umane: queste ultime pero sono più 'palpabili' e ci colpiscono di più. Non dimentichiamo pero che per il Signore Gesù il comandamento dell’amore è uno solo: amore di Dio e amore del prossimo. L'evangelista san Giovanni ci ricorda che quando vogliamo sapere se amiamo Dio, dobbiamo confrontarci con 1'amore del prossimo.

Ho presente che Mons. Albino Luciani (poi papa Giovanni Paolo I) quando era vescovo di Vittorio Veneto ha scritto una bella lettera ai cappellani di Ospedale della Diocesi in cui fra 1'altro diceva: "Quando siete in Chiesa con Dio, abbiate nostalgia dei fratelli ammalati che Vi aspettano; quando siete con gli ammalati, abbiate nostalgia del Signore che Vi attende in Chiesa". Una regola d'oro anche per noi oggi.

Termino con un accenno a San Camillo: se ci fossimo rivolti a Lui per questa domanda, penso che risponderebbe con un sorriso (o... si arrabbierebbe?), perché tutta la Sua vita è stata amore e dedizione per i malati, ma lo ha fatto sempre con la convinzione di servire il Signore: possiamo forse dire che anche Lui ha avuto poca fede?

In conclusione: la gioia di stare con un malato, consideriamola come un anticipo di quella ricompensa che Gesù stesso ha promesso con le Sue parole: Ero malato e mi avete visitato, venite benedetti nel mio regno...

P. Eugenio

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INFORMAZIONI DAL DIRETTIVO

In occasione della giornata del Malato, che è stata celebrata l’11 febbraio, il Direttivo ha promosso un incontro formativo per i volontari e gli interessati (avete ricevuto informazione telefonica della nostra segretaria Gianna Bot) tenuto dal nostro padre spirituale Eugenio Sapori. Questo primo incontro è stato molto interessante per cui riteniamo opportuno farvi avere una sintesi dell'argomento affrontato per invogliarvi a seguirci nei prossimi appuntamenti. Vi alleghiamo, inoltre, un breve riassunto preparato dalla volontaria Luisa Malesani che è andata venerdì 6 febbraio al convegno, aperto a tutti, organizzato dal Consiglio Pastorale il cui tema era "Guarire con la Solidarietà". Da ultimo alleghiamo qualche appunto sul tema: "Esperienze e prospettive di Case di Accoglienza per parenti di degenti e malati in Padova" della Tavola Rotonda organizzata dalla Parrocchia San Camillo i cui partecipanti hanno portato le loro esperienze e prospettive.

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PRIMA RELAZIONE:

> Il malato e i suoi familiari,

> come possiamo rapportarci?

> Come agire quando i malati tornano a casa?

Alcuni appunti...

Premessa

Il tema che proponiamo di affrontare, ci pone già in una prospettiva quanto mai ampia: la malattia è un ospite non gradito che scombina desideri e progetti quotidiani o, addirittura, di una vita intera.

Oggi rivolgiamo la nostra attenzione al malato e alla sua famiglia. Sembra strano che in un periodo in cui la famiglia, come istituzione e come sacramento, è in crisi, si parli di un soggetto unico: l’uomo, per quanto disorientato, ha

sempre un legame forte - molte volte inconscio - con le proprie radici che, guarda caso, si riscoprono proprio nei momenti di debolezza e di bisogno.

Tematiche aperte.

1.- Chi è il malato?

E’ una persona con la dignità di essere umano. Quali sono i suoi bisogni, le sue richieste? Sono la cura fisica, il superamento della paura, degli imprevisti... come pure il mettere in discussione certezze o verità mai affrontate (perché mia sofferenza? Cosa ho fatto di male?...).

Se poi il malato è ricoverato dobbiamo tenere presente una realtà fondamentale: il malato vive in un ambiente 'nuovo', per lui estraneo, non è a casa sua; quindi vive tale situazione come situazione di disagio; a volte il malato perde il controllo di sé e della sua situazione.

Bisogna allora rispondere alle diverse esigenze del singolo che, a volte, può aver bisogno di cose concrete: essere imboccato nel momento dei pasti, avere biancheria sufficiente, lavata e stirata, essere accompagnato (esercizio fisico...), sbrigare pratiche burocratiche (ricovero, datore di lavoro, deleghe varie, pensione...).

Altre volte può esserci il bisogno che qualcuno sia presente oppure di fare in compagnia (il malato potrebbe essere in condizioni di non essere completamente 'vigile').

2.- E la famiglia?

Il matrimonio ha un suo significato preciso nel progetto primordiale di Dio, anche se poi assistiamo a varie tappe dell'evoluzione storico-liturgica: dal concetto di matrimonio come "contratto" si è passati a considerare il matrimonio come sacramento dell'alleanza, cioè come segno sponsale di Cristo con la Chiesa. Nella Lettera Apostolica Familiaris consortio, Giovanni Paolo II ritorna più volte sul rapporto matrimonio-malattia e ricorda allora come questo sacramento sia un invito a vivere 1'amore cristiano nella coppia e nella comunità.

Possiamo guardare anche a questo sacramento ricordando sia la tradizione del passato come pure il nuovo cammino indicate soprattutto dal Concilio Vaticano II, per alcune linee operative che riguardano la famiglia e i malati.

LA TRADIZIONE (Passato): Sacramento del matrimonio significava:

-         fedeltà di Dio e unione di Cristo con la Chiesa (Storia della salvezza)

 e si dava molta importanza

- sia al consenso e sia all'atto coniugale (avere figli...) IL CONCILIO VATICANO II (Oggi)

1.- Sacramento del matrimonio come alleanza uomo-donna con il fine:

- cooperazione al disegno e all'azione di Dio creatore

2.- Famiglia viene dichiarata come

- Chiesa domestica

- annunciatrice della fede

- scuola di umanità

Nel Sacramento del matrimonio, famiglia e malati occupano un posto particolare:

1.- Nella tradizione

- Attenzione ai problem! di trasmissione della vita e quindi continuità di generazioni.

2.- Oggi

- Formazione della coppia ai valori della vita in ogni situazione, con particolare attenzione:

- ai malati (bambini...)

- agli handicappati

- agli anziani

- Formazione della comunità cristiana:

- sostegno delle famiglie in difficoltà

- creazione di gruppi di solidarietà

Per un accompagnamento psicologico o spirituale-religioso, occorre una preparazione specifica adatta alle persone e agli operatori: non tutti sono adatti a tali mansioni (in realtà anche molti che assistono i malati, farebbero bene a cambiare professione!); occorre professionalità, dedizione e cuore per fare questo. Fortunatamente oggi ci sono diverse possibilità anche a Padova per frequentare corsi speciali organizzati sia dalla Diocesi, sia dalle varie associazioni.

Per un sostegno effettivo della famiglia in difficoltà è opportune ricordare che un valido aiuto può venire dalla vicinanza premurosa e fattiva di persone e famiglie amiche e dei volontari che si renderanno presenti con visite non solo episodiche ma costanti. E’ necessario, perciò, educare la famiglia a tenere presso di sé i congiunti in difficoltà, accompagnarli con la preghiera e mediante una discreta e profonda opera di direzione e di consiglio spirituale. Attraverso 1'azione di volontariato, poi si potrà essere quanto mai utili perché il peso della cura delle persone malate o handicappate possa essere distribuito e condiviso, soprattutto in certi momenti o periodi dell'anno.

Anche la coppia è chiamata a vivere una sua missione nel momento del dolore, senza rinchiudersi in se stessa, ma aprendosi 1'uno verso l’altro e verso le altre famiglie soprattutto quelle "bisognose di sostegno perché con difficoltà uguali o analoghe, o magari costituendo dei gruppi di famiglie con ammalati o handicappati per aiutare e aiutarsi reciprocamente nel superamento di difficoltà ritenute insormontabili.


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SECONDA RELAZIONE: 12° giornata del malato: Guarire con la solidarietà"

In occasione della 12° Giornata del malato il Consiglio pastorale dell' Ospedale ha proposto il 6 febbraio scorso una tavola rotonda sul tema "Guarire con la solidarietà".

Ha introdotto l’argomento Padre Giancarlo Manzoni, presidente della Consulta diocesana della pastorale della salute. Nella comunità cristiana, ha affermato, va esercitato il ministero della consolazione e della speranza. Anche quest'anno il riferimento va alla parabola del samaritano, che supera i confini di razza e di fede: il protagonista, infatti, che assiste il ferito, è un uomo "straniero"; egli inoltre ci indica che "guarire" va oltre la dimensione fisica, e prendersi cura, farsi carico, vivere cioè la solidarietà.

Ha preso quindi la parola suor Daniela Gasparolo di Casa Santa Chiara che accoglie i malati di AIDS. La suora, con molta comunicativa e anche con notevole grinta, ha raccontato la sua esperienza. Gli ospiti sono giovani, hanno alle spalle storie laceranti; spesso sono rifiutati dalle loro famiglie. Con loro bisogna uscire da se stessi, stare accanto senza chiedere cambiamenti, come Cristo che non ha dato risposte al mistero del dolore ma se ne è fatto carico. Importante è la comunicazione non verbale che indica il riconoscimento della dignità di ogni persona: augurare la buona notte, rimboccare la coperta, salutare con una carezza. Commovente la testimonianza di un ragazzo che, dopo aver rifiutato più volte di recitare “1'Ave Maria” una sera ha detto a suor Maria: "Adesso sono pronto a dire "nell’ora della nostra morte". Si è spento il mattino successivo.

E' seguito 1'intervento del dott. Mabilia, dell'Associazione di volontariato internazionale "Amici dei popoli": Ha spiegato cosi la motivazione di recarsi in Ruanda: una "scintilla" che lo ha fatto cercare un modo di essere medico diverso da quello di una società - quella del nord del mondo - dove domina la cultura del successo e del denaro". Ci ha dato alcune cifre: in Ruanda il 35% delle famiglie vive con 15 Euro al mese e in una classe un bambino su tre è siero-positivo. Purtroppo la politica mette i bastoni tra le ruote del volontariato internazionale; anche in Italia si sono attuati forti tagli alla cooperazione internazionale per finanziare l’impresa in Iraq. Conclude il dott. Mabilia: Scegliere la strada di camminare accanto ai più poveri richiede forti motivazioni ma cambia la vita.

Infine propone la sua testimonianza Giovanni Mazzi della Comunità 'Exodus" che sostituisce lo zio don Antonio. I ragazzi da loro seguiti fanno un cammino di recupero per uscire dalla tossicodipendenza; sono malati di benessere, i loro problemi riguardano la psiche, il rapporto con se stessi e con gli altri. Il relatore richiama una espressione abituale di don Mazzi "Siamo samaritani dell'ora dopo, dobbiamo diventare samaritani dell'ora prima. "Per questo il metodo della comunità si fonda sulla prevenzione e considera negativa la repressione.


Molto positivo è lo spazio dato allo sport, ma a proposito di prevenzione i luoghi prioritari sono la famiglia e la scuola.

La riunione si è conclusa con due toccanti testimonianze di volontari dell'A.V.O. e della C.E.A.V.

Luisa Malesani


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TERZA RELAZIONE

Alla tavola rotonda ,aperta al pubblico, e  rivolta al mondo del volontariato in ambito socio sanitario hanno partecipato:

 

SILVANA BORTOLAMI -Ufficio Relazioni Pubbliche Az. Ospedaliera Padova GIOVANNA CARNOVALINI - Associazione Cilla – Casa Paolo VI

ANDREA SEMPLICINI - Vice-Presidente Associazione "Padova Ospitale"

IGINIO MARCUZZI -Presidente Associazione "Amici di San Camillo"

MARIO BETETTO - Casa Accoglienza San Camillo

BRUNO MAZZO

Silvana Bortolami, ha rappresentato 1'Ospedale. Ha rilevato che in questi anni, soprattutto con il direttore dell’Azienda dott. Braga, è cresciuta la consapevolezza che 1'istituzione ospedaliera deve mettere a servizio della persona tutte le conoscenze tecniche e tutta l'umanità possibile. Un'umanizzazione che permette di curare e accogliere l’ammalato mettendo in relazione il medico con il paziente e soprattutto che prende a cuore tutto il contesto famigliare.

L'istituzione sanitaria si è resa conto che da sola non può far fronte ai bisogni della persona del malato e per questo necessita del volontariato. Questo si è accorto per primo e da tempo delle esigenze di chi soffre e della sua famiglia e sta dando delle risposte positive al problema.

Sorge però una domanda: noi diventiamo sostitutivi alle istituzioni? La risposta forse è che tutto dipende da chi gestisce le istituzioni e da chi il volontariato e comunque il privato sempre di più dovrà essere conscio che per avere una migliore qualità sociale dovrà intervenire nel pubblico proprio per sostenerlo. Ci sarà, cioè, sempre più bisogno di reciprocità, progettualità condivisa fra pubblico e privato.

In poche parole si dovrà costruire insieme.

Giovanna Carnovalini ha riferito che il loro inserimento nella struttura ospedaliera è di vecchia data. Loro sono stati i primi ad aiutare gli ammalati e i loro parenti mettendo a disposizione una casa dove trovare riposo a prezzo giusto e buoni pasti da consumare nelle mense universitarie.

Andrea Semplicini, ha riferito del grande lavoro che questa ha svolto in questi anni nel trovare fondi e volontari da destinare a nuove associazioni non lucrative e nel sostenere iniziative sorte in Padova e nel mondo. Tutte sorte con lo scopo di aiutare l’uomo ammalato e il suo familiare.

Iginio Marcuzzi, ha fatto una breve storia della Associazione. Da quando si è costituita passando attraverso varie esperienze con gli ammalati e i loro parenti fino ad arrivare a soccorrere bambini malati ai quali manca un'amorevole assistenza perché abbandonati oppure perché hanno genitori in difficolta. Ha sollevato il grande problema del malato solo, dimesso dall’ospedale, convalescente e bisognoso di essere accudito per il periodo che ancora deve trascorrere a Padova per visite di controllo e cure.

Questa situazione si sta aggravando ulteriormente per la pratica ormai corrente di trattenere 1'ammalato in ospedale il meno possibile per esigenze di budget o quant'altro. Si pone allora la domanda : quale sarà  in futuro il ruolo delle Case d'accoglienza degli Amici di San Camillo? Dovranno dare ospitalità oltre che ai familiari anche agli ammalati in attesa di guarigione? Se sarà  cosi come dovranno essere le nostre case e cosa potranno offrire? Ora sono composte da stanze a due o tre letti, con servizi igienici comuni, senza aria condizionata, ma decorose, pulite e piene dell’attenzione e dell'amicizia dei nostri volontari. Queste nostre case che dispongono di cucina, lavanderia e di spazi comuni per una convivenza familiare degli ospiti sono sìi sufficienti ad accogliere, con spirito francescano, persone in attesa di interventi, ma forse non idonee ad accogliere trapiantati e convalescenti con patologie incompatibili con tale stato. Si rende allora urgente pensare ad una razionalizzazione delle case di accoglienza della cintura cittadina anche se questo potrà togliere valore alla spontaneità dell'accoglienza tipica del volontario. £' quindi vero che dobbiamo unire le forze, da dovunque esse arrivino, per confrontarci in sedi come la Consulta del Volontariato, i Centri di Servizio per il Volontariato della provincia di Padova, 1'Azienda Ospedaliera, ecc. Propositi da avviare al più presto . Basta iniziare.

Bruno Mazzo e Mario Betetto dopo aver evidenziato con numeri le presenze degli ospiti nelle loro case e il grande lavoro fatto in questi anni hanno letto una lettera toccante scritta da una bimba da loro ospitata assieme al suo papa che purtroppo è morto.

Da questa Tavola Rotonda scaturisce un impegno : istituzioni pubbliche, associazioni di Volontariato, parrocchie ecc. devono unire le loro forze per poter affrontare i nuovi impegni che ci attendono.

 

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LE COSE PIU’ FORTI DEL MONDO

Vi sono dieci cose forti nel mondo.

Il ferro è forte, ma il fuoco lo fonde.

Il fuoco è forte, ma 1'acqua lo spegne.

L'acqua è forte, ma le nubi la evaporano.

Le nubi sono forti, ma il vento le spinge lontano.

Il vento è forte, ma le montagne lo frenano.

Le montagne sono forti, ma l'uomo le domina.

L'uomo è forte, ma il sonno lo vince.

Il sonno è forte, ma la morte lo finisce.

La morte è forte, ma l’amore lo sconfigge.

L'amore rimane in eterno!

(anonimo?)

Tanti auguri di Buona Pasqua dal vostro Presidente e dal Direttivo

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