NOTIZIARIO DELL'ASSOCIAZIONE N. 9 - MARZO 2005 ATTIVITA’
E COLLABORAZIONE CON ALTRE ASSOCIAZIONI XIII
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO In
Parrocchia: Giovedì 17 Marzo:
Giornata di spiritualità presso la
Casa Camilliana di
Partenza: ore 8.30 davanti alla Parrocchia
Rientro previsto: ore 17.30 Quota
di partecipazione 18,00€, iscrizioni in parrocchia entro lunedì 14 marzo. Venerdì 18 Marzo:
ore 20 Celebrazione Penitenziale. Settimana Santa 21 / 22 /23
Marzo dalle ore 9.30 alle ore 18.00 40
ore di Adorazione Eucaristica 24 / 25 /26 Marzo ore 21.30 Solenne
Celebrazione del Triduo Pasquale. In
Ospedale: Sabato 19 Marzo: Ritiro
spirituale a Torreglia, presso Istituto Sacro Cuore
Ore 15.00 Ritrovo a Torreglia
Ore 15.30 Conferenza-Meditazioni
Riflessioni personali, Confessioni
Adorazione Eucaristica Ore
18.45 S.Messa Prefestiva (Domenica delle Palme)
Ore 19.30 Cena (per chi lo desidera) Martedì
Santo 22 Marzo: il Vescovo, S.Ecc.za Mons. Antonio Mattiazzo, incontra in
Ospedale i malati, gli operatori sanitari e tutti i gruppi di Volontariato che
si dedicano al servizio del malato e dei loro familiari. Alle
ore 19, dopo la visita ai malati (h. 17.00-18.45), Mons. Mattiazzo celebrerà la
S. Messa nella Chiesa del Monoblocco“S. Maria della Salute”. NB: Per il mese di maggio sono
previsti due incontri con riflessioni sul tema dell’umanizzazione in occasione
della Festa di S. Camillo che verrà celebrata in Ospedale Domenica, 22Maggio. Vi
informiamo che abbiamo recentemente attivato un sito internet ed una casella di
posta elettronica. Il
sito è visibile in:
http://www.padovanet.it/amicidisancamillo Ciò
è stato possibile grazie all’interessamento del nostro socio Mauro Feltini (E-mail
mauro@feltini.it). Su
tale sito potrete trovare informazioni sulla nostra Associazione come: statuto,
regolamento, organizzazione funzionale, verbali delle assemblee, dei Consigli
Direttivi e il notiziario semestrale. Nel
nostro indirizzo di posta elettronica
amicidisancamillo@padovanet.it potrete
inviare la vostra posta, le vostre richieste, i vostri suggerimenti e
comunicazioni. La
socia Claudia Carubia (E-mail mariaclaudra@yahoo.it)
curerà lo smistamento della posta in arrivo e darà voce alle proposte
interessanti che perverranno. La
signora F. L. è venuta con un
figlio e ci ha fatto sapere di non aderire alla nostra richiesta. Si rinvia il
problema al prossimo direttivo. Nella”
Casa delle Mamme”, tutto procede al meglio come d’accordo con la SEEF. In
Casa tre Garofani, pur essendo penalizzati dalla distanza dall’Ospedale,
continuiamo ad accogliere piccoli nuclei familiari in cui il bambino è
l’ammalato Vi
ricordiamo inoltre che entro il mese di aprile sarà convocata l’assemblea
ordinaria dei soci per l’approvazione del bilancio consuntivo e preventivo del
2005. Seguirà, come di consueto una convocazione scritta. BUONA
PASQUA Padova, 6/3/2005 Cari
amici soci,
colgo l’occasione della pubblicazione del vostro notiziario per
trasmettervi una mia esperienza. Domenica
scorsa nell’omelia della S. Messa, il sacerdote ha parlato della sua missione:
assistere i malati terminali, dare speranza,
consolazione e amore di Dio ai pazienti e loro familiari nel centro dove
opera.
Subito colpita da quanti ogni giorno passano alla vita eterna ho pensato
a quanti bimbi nascono ogni giorno. Sono una volontaria del Centro Aiuto alla
Vita (CAV); in questi ultimi 3 mesi c’è la consapevolezza di far conoscere la
legge 40/04 sulla procreazione assistita, perché prossimamente ci si dovrà
esprimere su quattro referendum che vogliono abrogare alcune parti della legge. Come
esperienza nei parecchi anni di CAV ho gioito quando nasceva un bimbo sano e
splendido dopo le difficoltà. Il Centro ha aiutato ed accolto la mamma smarrita
che voleva abortire rassicurandola, curandola , prestandole le cure del caso e
dopo circa sei mesi trovandole lavoro. Abbiamo visto casi dove per la scienza il
bimbo doveva nascere menomato invece…. meraviglia della creazione è nato un
bimbo sano e bellissimo. La
scienza conferma che l’embrione è un essere umano. L’art. 1 della legge,
approvata dalla Camera , riconosce i diritti di tutti i soggetti coinvolti,
sottolineando quelli del concepito. Riconoscendo
la dignità giuridica dell’embrione, che con il suo patrimonio genetico
diventa prima bimbo poi uomo, vale a dire ciascuno di noi, questa legge dà la
possibilità alla coppia sterile, dopo aver seguito un percorso medico, di
generare un feto con la fecondazione artificiale. La
legge stabilisce che non si possono produrre più di tre embrioni per volta.
Quelli non impiantati nell’utero della donna (anche quelli congelati in
passato possano essere adottati dalle coppie che ne hanno i requisiti) e
congelati, non possono essere utilizzati per sperimentazioni. La legge pone il
divieto alla clonazione, selezione eugenetica, di manipolazione d’aborto
selettivo. E’ permesso l’intervento terapeutico per la salute
dell’embrione. Questo
è un appello, anzi direi un imperativo categorico:
“ Salviamo la VITA” gli
embrioni non sono una “cosa” da uccidere, un business o utili per la
selezione della specie. Solo
a Dio aspetta la creazione della vita. Alla
fine della Messa ho parlato al sacerdote del mio pensiero alla vita riguardo al
suo discorso sulla morte e mi ha risposto: “Ecco
quello che vuole la Madonna: che ci adoperiamo a difendere la vita in tutte le
forme.” Grazie
a tutti quanti risponderanno alla chiamata, restiamo uniti in una catena di
sensibilizzazione nell’amore di Dio. Fiorella
Buon Natale! Gesù è nato per noi! Un breve riassunto dell’anno che
stiamo per finire. Dal 15 giugno lascio gioie, dolori e doveri del St. Camillus
Hospital e dell’incarico di superiore della comunità di Calbayog al mio
successore, P. Aris che con Frate Angelino costituisce la nuova comunità di
Calbayog. Il giorno seguente, di buon
mattino, con l’assistente sociale Pat e la farmacista Pam, partiamo per
preparare il nuovo posto di lavoro sito nell’altra parte dell’isola di Samar:
Dolores. Mia sorella scherzando augura
che il nome della località non diventi un programma! Le prime pulizie sono state
molto limitate per la mancanza di acqua. Il giorno seguente, dopo un’ora e
mezza di strada dissestata, abbiamo fatto una breve visita al vescovo della
diocesi, Borongan, che si dichiara ben felice di avere un sacerdote e un medico
a servizio dei malati più poveri nella sua diocesi. Nei giorni seguenti ho
completato le consegne alla nuova comunità di Calbayog. Il 23 siamo andati
all’aeroporto di Manila ad accogliere il nipote Alberto, figlio di mia
sorella: un mese e mezzo di esperienza e di aiuto in terra filippina. Il giorno
seguente a Batangas abbiamo accolto Mattia ed Elena Leoni, sposini novelli di
Padova che hanno chiesto di passare parte della luna di miele con noi: benvenuti
e buon lavoro anche per voi! Padre Amelio conosce Mattia e famiglia dai tempi
dei suoi studi di medicina a Padova. Giugno 29, 2004, giorno di S.
Pietro e Paolo, dies signanda lapide: P. Amelio, Pat (Fatima), Pam (Pamela),
Alberto, Mattia, Elena e tre cagnolini traslocano in quel di Dolores. Siamo
dalla parte est dell’isola di Samar, ancor più povera e mal servita, tra la
foce di un gran fiume e una baia dell’Oceano Pacifico. Per arrivarci si sale
su per le catene montane che costituiscono la parte centrale dell’isola e si
scende poi verso l’oceano lasciando la giungla alle spalle. Alberi secolari
imponenti, liane, precipizi e la paura dei ribelli che ancora si rifugiano nella
giungla e di tanto in tanto marcano la loro presenza con fatti di sangue. Due
giorni dopo il nostro arrivo, un elicottero militare sbarca due soldati morti ed
uno ferito a pochi metri da noi, dove un tempo c’era il “ Picardo airport”. I primi giorni sono di
emergenza. Il posto, 4 ettari di sabbia ed erbacce alte quasi due metri, è
parte dell’area di una scuola delle suore Francescane dei Sacri Cuori: asilo,
elementari, medie e, da quest’anno anche college per studenti poveri. Due
casette rimediate sopra due precedenti capanne di legno sono il nostro alloggio,
carine, ma ancora senz’acqua e soprattutto senza alcun mobile. Non ci
scoraggiamo per così poco e con buona volontà rimediamo cercando di avere di
che cucinare e ricavare qualcosa che ci permetta di dormire. I primi giorni sono di febbrili
lavori per organizzare la vita ordinaria, rifornimenti, tagliare le erbacce e i
detriti vari intorno alla casa; la fatica quotidiana di rifornirci di acqua con
i secchi dal rubinetto della vicina scuola fino al ludico momento serale della
doccia a secchiate presso il prezioso rubinetto da parte di Mattia ed Alberto. Compagnia non grata quella
delle zanzare che giorno e notte banchettano col nostro sangue. Col tempo
montiamo alle finestre le zanzariere, comperate a Calbayog, visto che qui
costano il doppio.
Domenica 4 luglio, al
pomeriggio momento di relax presso un torrente in montagna: che natura
meravigliosa; Alberto riesce perfino a rivelare presenza di polvere aurea ai
bordi del fiume. Il 6 luglio accompagniamo a
Tacloban Mattia ed Elena che rientrano in Italia; un grazie di cuore per il
prezioso contributo e complimenti per l’inglese impeccabile di Mattia! 7 luglio, primo giorno di
ambulatorio: 20 pazienti. Nel terreno di questa scuola delle suore, chiamata
“Mater Divine Gratiae College”, c’è anche una costruzione denominata
“Sardegna Polyclinic”, una struttura di 8 stanze finanziata da amici sardi,
usata come ambulatorio solo per 4 mesi due anni prima. Non è ammobiliata ma in
discreto stato. Un po’ alla volta costruiamo qualche mobile (grazie Alberto
per la tua collaborazione!), qualche altro arriva attraverso il container
dall’Italia (grazie Bertilla e a tutti coloro che hanno collaborato a
reperire, donare, trasportare i vari materiali), più un buon quantitativo di
garze, disinfettanti, siringhe, e molte altri utili cose non ultimo qualche
pacco di pasta e qualche bottiglia di quel buono. E’ per questo che il 13
luglio andiamo a Manila giusto in tempo per scaricare il container e, nei giorni
seguenti gran lavoraccio di selezione e divisione dei vari pacchi. Una buona
notizia al ritorno: il pozzo è finito, finalmente abbiamo l’acqua in casa! Ci
vorrà più di qualche ritocco nel tempo per un funzionamento “continuo”, ma
è già un gran dono!
26 luglio, triste giorno, Pam
ci lascia: non è facile la vita ai bordi della giungla, praticamente fuori dal
mondo, per una bella ragazza che deve reimpostare la sua vita dopo una
esperienza umana dolorosa; un grazie a lei per il suo contributo in questo
periodo. Dolores è una cittadina di
47.000 abitanti per lo più disseminati in 46 villaggi raggiungibili solo
risalendo il grande fiume in barca. No telefono, no ufficio postale (c’è…
ma teorico), no banche, no ospedale, no industrie; solo un po’ di coltivazione
di riso, cocco (per la copra, che però deve essere trasportata altrove per
mancanza di industrie di trasformazione), pesca sul fiume (ben poca in oceano
per mancanza di imbarcazioni adatte alle correnti oceaniche), taglio illegale di
legname pregiato dalla giungla. Uniche entrate: le rimesse di chi è riuscito ad
emigrare, chi bene e chi male…e quelle di chi “lavora” nella pubblica
amministrazione (…mi astengo da commenti!). Quando un nuovo paziente arriva
all’ambulatorio, dai dati personali che Pat, la assistente sociale, rileva
viene fuori un mondo di miserie, spesso di violenze, di situazioni al limite
dell’assurdo che spesso “accompagnano” le malattie: famiglie sfasciate,
figli di questo, di quello, mariti o mogli che vanno a Manila per lavorare, non
mandano più soldi e li ricominciano nuova famiglia o scompaiono e alla fine:
dove trovano i soldi per mangiare… quando mangiano?! Ma siamo qui per questo, per
testimoniare l’amore misericordioso del Cristo attraverso il servizio
all’ammalato specie il più povero. Una goccia, in mezzo al mare delle
necessità, ma pur sempre un segno concreto di speranza. 30 luglio: buon compleanno Pat!
Il giorno seguente, dopo l’ambulatorio, con lo staff dell’ambulatorio,
alcune suore, una maestra ed alcuni studenti, all’isola di Tubàbao a 40
minuti di barca; sembra un ventaglio di 10 isole viste da lontano, ma
avvicinandosi, con la bassa marea, ci si rende conto che sono unite da
formazioni coralline e quindi geograficamente considerate un’unica isola.
Alcune sono abitate: vita essenziale, di miseria, specie per la scarsità di
acqua reperibile in pozzi poco profondi, leggermente salata e in quantità
limitata. Una delle isole, proprietà del medico municipale, è famosa perché
una volta all’anno vi arrivano le tartarughe marine a depositare le uova. E’
una giornata stupenda; nuotata in un laghetto formato dal ritiro dell’acqua
per la bassa marea, tra la prima e la seconda isola verso sinistra; conchiglie
favolose. Formazioni rocciose granitiche modellate dal vento e dalle maree
sporgono dai bordi della seconda isola; un particolare arbusto cresce con le
radici direttamente nella roccia, senza terra. Un breve tragitto verso
l’oceano rivela una serie di formazioni coralline di ogni forma e colore ma le
onde sono violente e se si viene trascinati sopra i coralli, si assapora quanto
taglienti sono queste formazioni. Finalmente un momento di relax a contatto
della natura! Due aquile marine dal tipico collare bianco, grandiosi volatili in
pericolo di estinzione, volteggiano alto sopra di noi. Ritorno sotto una pioggia
che ti sferza il viso. 4 agosto, in macchina a Manila:
Alberto ritorna a casa. Nei quasi mille chilometri di strada, una breve
esperienza di guida “alla filippina” per Alberto.Un grazie di cuore e in
bocca al lupo per le sue future scelte! 10 agosto, festa patronale a
Poggiana, indimenticato paese natale, il pensiero torna a casa. Marivic, una
studente povera del villaggio di Santa Monica, nell’isola di Tubàbao, viene
ad abitare con noi. Nel pomeriggio, prima operazione in anestesia locale, la
prima di una serie, un servizio spesso così importante per pazienti indigenti,
senza alternativa. E’ una donna di 63 anni che per arrivare qui ha fatto 2 ore
di “carretto con trattorino”, mezz’ora di barca e una di bus. Nei giorni
seguenti, quando ritorna per le medicazioni, attraverso la traduzione di Pat, ci
racconta un sacco di cose che aiutano a capire questo “mondo”. Ha fretta di
tornare perché ha da rifare la “casa”; ci racconta: “Con 1.200 pesos che
ho messo via per anni, pago i lavoratori che vengono con me nella giungla; io
scelgo le piante, essi con la motosega mi segano e preparano i pali, me li
portano giù nel luogo che ho scelto, me li piantano e legano, poi con calma mi
faccio tetto e pareti intrecciando le foglie di “nipa”. 16 agosto, San Gioacchino,
patrono di Dolores, grande “fiesta”, messa solenne con il vescovo e
sacerdoti, parata in costume delle varie scuole, competizione di interessanti
danze folcloristiche dei gruppi delle scuole, inviti a pranzo e cena da parte
dei “notabili” secondo la miglior tradizione filippina. Karaoke di qua e di
là, le orecchie non hanno pausa per una intera settimana, neanche di notte:
strano, in questi giorni non è mai mancata la corrente elettrica come spesso
invece accade. In ambulatorio arrivano casi
sempre più complicati e a volte incredibili; “radio bactàs” o “radio
scarpa” come si diceva da noi: arrivano pazienti da posti sempre più lontani.
Alcune manifestazioni della tubercolosi a livello cutaneo, specie in bimbi e
ragazzi, sono shockanti, stadi che non si trovano più nemmeno sui libri di
testo. 22 agosto, nel pomeriggio
momento di relax in montagna nel posto visitato il 4 luglio… con sorpresa:
interessante incontro con i tagliatori illegali di legname pregiato. Occasione
di conoscere aspetti particolari di questo nuovo mondo da scoprire Kamagon,
durissimo legno nero, narra, il più richiesto legno pregiato, mogano
ed altri vari tipi di legno; la dura vita di questi uomini, la legge dei potenti
e dei poveri. Occasione per comperare alcune assi per il tavolo da cucina. Il
giorno seguente la mamma di Pat, benvenuta ospite per alcuni giorni, ritorna a
casa. 31 agosto, 200 km, quasi
quattro ore di strada dissestata che scoraggia ogni viaggio non ben motivato a
Calbayog a causa di un grave problema riguardante una studente povera che stiamo
aiutando. Grazie a Dio si trova qualche soluzione. Occasione anche per
rifornirsi di verdura e frutta fresca non facilmente reperibile a Dolores. 5 settembre… qui si invecchia! Buon compleanno Amelio. Madre Flora la infaticabile napoletana verace che da 25 anni guida le suore francescane nelle Filippine, nella sua visita a Dolores la scorsa settimana ci annuncia che a fine mese verranno alcuni medici dalla Sardegna per una Medical Mission: in questi giorni a fine ambulatorio ci diamo da fare per attrezzare ogni stanza con il minimo necessario a tal fine. Costruzione di scaffali, qualche tavolo addizionale, rimuovere scatoloni di materiale arrivato col container, selezione di altri medicinali, cucire le tende per le finestre, perfino qualche sezione di tronco come portavasi per un tocco di bellezza al corridoio. 14 settembre a Manila per documenti, posticipare biglietto aereo di rientro in Italia, e caricare fino al tetto la macchina con medicine, ventilatori, e materiale vario per la Medical Mission. Finalmente anche una lavatrice: che bello, non si lava più a mano, la domenica mattina dopo la messa, mangiati dalle zanzare! Al ritorno il lavoro si fa sempre più intenso per preparare al meglio. 21 settembre, alle quattro del
mattino con Pat e Suor Cherry, partenza per Tacloban. Poco dopo le sette con
Madre Flora arrivano: Dr. Danilo Sirigu, ecografista e docente, Dr. Francesco
Oppia, gastroenterologo, Dr. Marco Murtas, Neurologo e Psichiatra, Dr. Rino
Murgia Dermatologo, Dr. Danilo Scanu Ecografista e Internista, Dr. Augusto
Cerchi Anestesista, Caterina Mineo Laboratorista, accompagnati dai coniugi Paolo
e Paola Loi (segretaria del gruppo), Rosanna Morelli, Biologa e l’Avvocato
Bruno Asuni. Uno stuolo di suore arriva da Manila per fare da traduttrici ai
vari medici.
A Dolores, l’accoglienza
all’entrata del campus lascia di stucco i visitatori: bandierine, studenti che
donano collane di fiori, musica e tanta gioia. I giorni seguenti sono un momento
epico: centinaia e centinaia di malati arrivano fino dalle prime ore del mattino
per farsi visitare e curare; non è facile mantenere l’ordine, i ventilatori
non riescono a calare più di tanto la calura, i mezzi diagnostici sono
limitati, ma il prezioso ecografo sotto le esperte mani di Danilo e Domenico
lavora ininterrottamente fino al terzo giorno, quando si rifiuta definitivamente
di lavorare. Ma per molti malati ha già rivelato la gravità della situazione,
per altri l’assoluzione.
Il primo giorno è una continua
processione allo studio di Amelio: cosa fai qui in questo caso? O: mai visto
situazioni come questa! E ora con questi dati, cosa si può fare in questa realtà
medica e sociale?
E’ un piacere lavorare con
dei professionisti preparati come questi, avere una referenza immediata,
dall’altra rimane la radicale diversità tra chi è giustamente abituato ad
avere qualificati mezzi diagnostici a disposizione e opera in un settore
specifico. Per alcuni casi particolari si ricorre a Madre Flora: una decina di
pazienti in situazione di urgenza vengono indirizzati a Manila. Vengono ospitati
nel convento delle suore nella capitale e accompagnati in vari ospedali. La
prima paziente con tumore benigno al cervello è già stata operata nel
prestigioso Makati Med e tornerà a Dolores dopo il prossimo controllo. Una
ragazzina di circa dieci anni con mancanza congenita della mandibola ds, ha già
avuto la prima operazione ricostruttiva. Peccato che molte immagini di casi
quasi unici siano andate perdute assieme alla macchina fotografica di Rino!
Momento di giusto relax la domenica, con visita all’isola di Tubàbao, sotto un sole implacabile. Si riprende il 27 e si conclude la sera del 28, stanchi ma contenti per l’esperienza ed il servizio reso. Il 29 settembre tutti a Manila e il 30 io riparto per l’Italia: un po’ di meritato riposo in compagnia dei miei cari e dei preziosi amici! Pat e Sr. Cherry rimangono a Dolores, fornendo i medicinali da banco e seguendo il follow up di alcuni pazienti. Ferie-lavoro brevi ma intense: rivedere gli amici, comunicare le vicende vissute, presentare e discutere i progetti, ricevere idee, soluzioni, la solidarietà di tante persone, spesso gustando la nostra buona cucina in compagnia Padova, Treviso, breve puntata a Roma, Milano Verona; intensa settimana a Guelph (Canada), su invito del Comitato San Pio X: quante persone care! Un salto pure in Sardegna, la prima volta in vita mia a rivedere i medici della Medical Mission, e poi nella nuova comunità di suore filippine che Madre Flora ha donato con profetica visione in quel di Oruni. E quanto fa piacere ed aiuta sentire che non si è soli, che tante persone “condividono” la nostra missione! Grazie di cuore. 18 novembre: di ritorno a
Dolores già nel pomeriggio i primi pazienti si fanno vivi. Grazie a tutti voi
molti progetti ora possono divenire realtà: Amelio, buon lavoro! Piogge
torrenziali.
27 novembre a Calbayog: breve
visita agli studenti poveri che aiutiamo negli studi; aggiornamento della resa
scolastica, ascolto di vecchi e nuovi problemi, aiuto economico concreto a
seconda delle necessità con la coordinazione delle due collaboratrici locali.
Il giorno seguente cerimonia commemorativa in onore di Manuelita Rosales, la
signora che aveva donato il terreno per l’ospedale e il Day Care, realtà in
cui ho lavorato per quasi nove anni. P. Luigi Galvani, Consultore Generale arrivato da Roma, presiede la celebrazione.
Nel pomeriggio breve visita agli studenti poveri di Catbalogan e ritorno a
Dolores.
29 novembre, al mattino, al ritorno dalla celebrazione della messa nella cappella delle suore, Pat mi indica qualcosa che si muove verso la porta di entrata di casa; mi avvicino, guardo con attenzione: un tipico cobra filippino, più scuro di quello indiano e con strie gialle nel ventre, caratteristico allargamento piatto sotto la testa! Mi armo della prima cosa a portata di mano, il rastrello e ne trattengo la coda; esce con la testa dalla balaustra, mi metto in posizione di sicurezza poi porto il rastrello dall’altra parte e ne blocco il corpo, portando un po’ alla volta il rastrello verso la testa: un colpo ben assestato e il cobra è finito. Rimane il mistero di come sia arrivato fino a qui, visto che proprio nei giorni precedenti era stata tagliata l’erba dei dintorni. 2 dicembre, alla sera, inizia un tifone con acqua torrenziale e forte vento; viene a mancare l’elettricità. Ad ogni modo fortunatamente per ora siamo distanti dai disastri creati dai precedenti tifoni nel nord delle Filippine. Il mattino seguente con due operai ripariamo un cataletto scavato giorni prima che rischia di diventare un fiume se non si riduce la violenza dell’acqua, usando blocchi di roccia. Rimane una dolorosa e fastidiosa artrite ai pollici che perdura inizio a sentire i segni del tempo?! 7 dicembre, in macchina a Manila per partecipare all’assemblea generale dei camilliani. Al ritorno riprendo l’ambulatorio; vedo alcuni malati con patologie mai viste prima: c’è sempre da imparare anche se non sempre si ha la soluzione! 18 dicembre: abbiamo inviato a Manila un altro paziente, un giovane di 23 anni con sospetta massa cerebellare: è già al convento delle francescane di Parañaque, Manila e da li accompagnato al Philipine General Hospital; grazie ancora anche per il vostro aiuto! Oggi, 20 dicembre, abbiamo molti pazienti dato che i pochi medici delle municipalità sono già in ferie…e ci sono anche buone notizie: un bambino di 10 mesi ha risposto bene all’operazione per liberare un anello fibroso congenito che impediva l’irrorazione della parte distale della tibia e del piede; domani torna la paziente operata al cervello; un ragazzo di 15 anni semicomatoso che avevo visitato agli inizi ora è colui che procura il cibo della famiglia e così via. E ora prepariamoci al Natale di Gesù, dentro, e anche fuori: presepio (statuette che mi sono portato da casa 28 anni fa, usate nei vari posti di missione dove ho vissuto), albero di natale (una pianta di bambù restituita dal mare) e alcune noci di cocco che ho dipinto ne adornano i rami. Vieni Gesù ancora in mezzo a
noi, abbiamo bisogno del tuo amore; aiutaci a portare il tuo amore ai nostri
fratelli e sorelle nel bisogno! Buon Natale a voi tutti!!!
Amelio
Missionario e medico
Grazie ancora di vero cuore! Il Direttivo ha risposto sempre tramite e-mail a padre Amelio ricambiando gli auguri, chiedendogli quali sono i suoi programmi futuri e di inviarci sue fotografie in missione.
ATTIVITA’
E COLLABORAZIONE CON ALTRE ASSOCIAZIONI
Nel corso dell’anno 2004 abbiamo collaborato
con l’Associazione Sant’Egidio, con l’Associazione Intesa di Treviso e con
l’Associazione A.B.C. amici dei bambini
di Chernobyl.
Quest’ultimo caso, in particolare, ha tenuto
acceso nel nostro cuore il desiderio di dare un po’ di calore a tanti bambini.
Durante il Natale, mentre noi e il mondo intero
soffrivamo per la catastrofe dello tzunami che ha mietuto tante vittime, il
nostro direttivo ha puntato la sua attenzione su un gruppo di 200
bambini orfani; infatti, grazie all’intervento di una nostra
socia, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza della “A.B.C. Onlus amici
dei bambini di Chernobyl”.
Questa Associazione da molto tempo aiuta bambini
e ragazzi russi orfani, portandoli in Italia per un periodo di vacanza, ospiti
presso le nostre famiglie.
Purtroppo quest’anno sono stati trattenuti in
quarantena dove vivono, (nell’orfanotrofio di Novograd Valinsky, regione di
Zyrhomyr, a 250 km da Kiev ), a causa di un’epidemia d’epatite e di altre
malattie.
Avrebbe potuto essere un periodo di serenità e
benessere per tanti bambini così come per le famiglie ospitanti, invece, questa
speranza è svanita in un attimo.
La richiesta della “ABC” è stata quella di
intervenire in loro aiuto acquistando medicinali necessari a debellare
l’epatite e le altre malattie causate dal gran freddo e dalla povertà
“discreta ma tangibile” in cui vivono questi ragazzi.
La nostra associazione si è subito attivata: ha
richiesto la collaborazione di un farmacista il quale ha fornito dei farmaci a
prezzi stracciati per un totale di €370; inoltre, come contributo personale,
ha donato creme cicatrizzanti, garze e disinfettante.
La sig.ra Maria Cicorella, direttrice della
A.B.C, ha ringraziato e ha chiesto di lasciare
aperta la porta della solidarietà…per questo motivo mi sento in dovere di
fornirvi tutti i dati affinché chiunque sia interessato a donare un po’ di
gioia a questi bambini possa contattarla personalmente.
ABC ONLUS – AMICI dei BAMBINI di CHERNOBYL
V. Nenni, 26
Ospedaletto Euganeo – Padova
Tel-Fax:0429 90992 XIII
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO Come
ogni anno in tutto il mondo la Chiesa cattolica, attraverso la Pastorale della
salute, ha ricordato il malato dedicandogli una giornata di riflessione: l’11
febbraio. Il
tema scelto per la celebrazione di questa XIII giornata è stato:
“Eucaristia,
farmaco di vita e di speranza”. Desidero
proporvi una sintesi della conferenza tenuta nella bella e accogliente Chiesa
dell’Ospedale, da Mons. Luigi Sartori, teologo, a cura di P.Gavotti Edoardo. Il
termine farmacon ha due significati praticamente contrapposti: rimedio e
veleno. È
strano che nell’Antico Testamento non lo troviamo mai in senso positivo, forse
perché viene fatto rientrare nelle prassi magiche, coi loro intrugli. Unico
testo positivo nell’antichità è invece quello della lettera di s. Ignazio
d’Antiochia agli Efesini. Sono circa 70 anni da quando Gesù ha istituito
l’Eucaristia e ne parla come “farmaco di immortalità”, antidoto perché
si possa non morire ma vivere in Cristo. Raduno
il mio pensiero in tre parti: il tema sempre presente del male, la lettura
positiva che proviene solo dal messaggio cristiano, il ruolo dell’Eucaristia
all’interno di questo tema. 1.
La parola medicina ci porta a pensare al male. Il cristianesimo autentico e non
annacquato sa guardare al male per quel che è. Nella sua radicalità è il più
pessimista circa il male (visto con gli occhi umani) ma poi è il più ottimista
se visto dal punto di vista di Dio. Oggi
il male è mascherato dalla TV e mezzi di comunicazione, che vorrebbero
anestetizzare la vita, cercando di trasformare tutto in bellezza: festival,
serate di gala… è un modo fantastico di vedere il male, come un sonnifero. In
realtà il male è ritornato a farsi vedere in tutta la sua evidenza. Già
fenomeni come quello del terribile maremoto ce lo ricorda, o fatti gravissimi
come quelli che il Novecento ci ha consegnato (Shoa, foibe…). Oggi nella
civiltà opulenta e che cerca col progresso di debellare ogni male fisico, sta
crescendo sempre più il male del vivere, aumentano i suicidi (in Germana si
parla di migliaia ogni anno!). dunque, il male esiste! La
vita è qualcosa di tremendamente maligno e il cristianesimo vede in modo
tremendo il male: i tre nemici per eccellenza sono la morte, il peccato, il
demonio. San
Paolo nella lettera ai Romani afferma che l’umanità doveva prima sperimentare
tutta la miseria per comprendere la grandezza dell’amore di Cristo che ci ha
liberati. Anche
S. Agostino ha avuto nella sua vita una fase manichea (in cui si risolveva il
problema del male addebitandolo a un dio del male contrapposto a un dio del
bene) e tale modo di pensare non è sparito del tutto nelle sue opere; infatti,
anche dopo la conversione, Agostino resta convinto della forza devastante del
male. Io
fin da bambino mi sono trovato a contatto col male, già a 10 anni dovendo fare
l’infermiere a mia madre. Ora dalla mia stanza del Seminario posso vedere tre
monumenti simbolo della città: le due chiese di S. Giustina e S. Antonio con
quelle cupole che dicono la protezione di Dio; l’Antoniamun che è un po’ il
tempio della cultura e, infine, le luci alte dell’ospedale che richiama la
presenza del male fisico e morale, e così ogni giorno vedo il male. Su questo
punto mi sento fedelissimo seguace di san Paolo e sant’Agostino.
2.
Paradossalmente, proprio questa convinzione cristiana di estremo realismo mi
sollecita a orientarmi ad una considerazione ottimista, in quanto Dio è entrato
nel mondo! Non siamo soli a convivere con la malattia e la morte perché Lui si
è fatto nostro socio assumendosi questa medesima esperienza. Dio, proprio Lui,
dal cielo si fa uomo! E condivide tutto ciò che la nostra umanità ci riserva. Ho
degli amici missionari presso aree buddiste del globo che dialogano col mondo
buddista, si confrontano, a volte pregano assieme. E ho una mia amica che sta
facendo uno studio sul Buddismo. Loro parlano di una figura, Amida, che potendo
finalmente uscire dalla legge carmica ed entrare nel puro spirito, preferì
restare nel mondo in attesa che tutti i suoi fratelli potessero fare questo
passaggio. Encomiabile il gesto. Però è un gesto che parte dal basso, di un
uomo. Nel caso del cristianesimo invece è diverso: dal cielo Dio viene sulla
terra per condividere il male. Ora
mi addentro in una questione squisitamente teologica e spero di essere compreso
da voi. Dentro Dio stesso è scritto che Lui vuole anche ricevere e non solo
donare: nel Padre Dio si dona, tutto. Perché si dona? Perché nasca un Dio
Figlio che si restituisca a Lui. Già, in Dio c’è bisogno di ricevere! Dio
vive godendo di ricevere, ecco perché poi crea anche il mondo. È come se
chiedesse da mendicante di essere riconosciuto dalle sue creature. La creazione
dunque è già un uscire da Dio. E Dio chiede alle creature di dargli questa
esperienza del soffrire: datemi questo vostro essere così ed io lo prenderò,
lo farò mio! L’evangelista
Giovanni parla del Verbo fatto carne, cioè uomo, fino alla morte di croce. È
come dicesse: io vi salvo se con voi vi salvo! Attraverso questa esperienza ha
detto cosa significa adorare Dio: è contemplare il Dio che si fa silenzio.
3.
Arriviamo all’Eucaristia. Per Giovanni e per Paolo, l’ultimo gradino della
kenosi del Cristo è la morte di croce. Un autore dell’Ottocento fa una
riflessione sui tre gradini dell’abbassamento di Dio: Betlemme, il Golgota e
l’Eucaristia. A
Betlemme è come dicesse: accoglietemi, vedete, sono un bambino! Sul calvario
dice: vedi, io sono un dono consumato: consùmati anche tu come me! Ma quando
arriva all’Eucaristia Dio dice: io sono un pane da mangiare: mangiami! Qualche
autore ha sottolineato come il massimo dell’agire consista nel massimo della
passività. È come se Dio dicesse: io ora finisco la mia azione: ora dammi tu!
Io mi fermo perché tu agisca. Mangiami! Nella mia passività io divento vita in
te. Solo se tu mi mangi io rivivo di nuovo e così va avanti questa corrente di
vita. Quando
mi capita di parlare con qualche malato e se ci sono le opportunità, io non
dico “il Signore ti aiuta”, ma “Dio soffre in te, e solo così poi ti può
aiutare”. Io vi salvo se con voi vi salvo!
Vedete,
nei vari sacramenti Gesù si rende presente con la sua attività salvifica, che
varia a seconda della natura del sacramento. Tuttavia, al centro di tutta questa
azione sacramentale emerge l’Eucaristia su tutti, e li porta a compimento,
perché lì non si rinnova uno degli aspetti della vita e dell’agire di Cristo
ma tutta la sua vita vi è presente. Nell’Eucaristia non dice più
“guardatemi!” ma “mangiatemi!”. È questo che va contemplato quando
facciamo adorazione in chiesa. “Mangiami, fammi vivere nella tua vita!” L’immagine
del banchetto è sempre molto presente nella vita e nelle parabole di Gesù. Lui
usa questa immagine per esprimere l’invito del Re al banchetto del figlio, e
il Re non solo invita ma poi serve a tavola. La vera Eucaristia ci insegna ad
essere anche noi, ognuno per l’altro, servitore. Cibarsi e dare se stesso da
mangiare all’altro. Lo possiamo sperimentare anche nella nostra vita come il
mangiare assieme è già di per se esperienza del donarsi all’altro, con la
nostra presenza, il passarsi le cose a tavola e così diventa simbolo per un
messaggio eucaristico. Il primo grande farmaco non sono le cose (medicine o
quant’altro) ma le persone che si stringono ed aiutano a vicenda. E
i malati hanno bisogno di comprendere questo. Non sono solo i destinatari
dell’azione ed assistenza altrui, ma loro per primi devono essere donatori di
vita. E non solo stare a lamentarsi che il medico fa o non fa, non informa, etc.
è il malato che deve anche diventare protagonista e chiedere, indirizzare. In
questo modo anche lui aiuta il medico ad aiutarlo. Ecco, questo è
l’eucaristia, un cibarsi a vicenda, lo scambio di persone che godono di
donarsi a vicenda. Riflessioni
aggiuntive. ·
La chiesa da sempre nella storia
ha la prassi di portare l’Eucaristia al malato.
A
livello ecumenico, tutti i cristiani riconoscono che l’eucaristia “dura”
fino a che si porta a casa del malato. Questo è interessante. Si tratta allora
di valorizzare il collegamento con la celebrazione dell’assemblea, magari con
la lettura della Parola di Dio o facendo una preghiera che sia legata alla
celebrazione. Più ancora, sarebbe bello se ogni comunione diventa, anche per il
malato, anelito a pensare agli altri, occasione per aprire il proprio cuore a
tutti coloro che stanno male. ·
Stando alla redazione giovannea
dell’ultima cena, si può arrivare a dire che è monca un’Eucaristia che
resta un fatto intimo e non si fa servizio?
Certamente.
Pensando ai nuovi misteri luminosi del rosario, io avrei suggerito al Papa di
nominare il 5° mistero “il testamento di Gesù”, che è duplice: secondo i
Sinottici è la memoria dell’eucaristia e secondo Giovanni è la lavanda dei
piedi: e l’una e l’altra! Il lavare i piedi rende concreta l’eucaristia.
Se nell’Eucaristia noi diventiamo Cristo e diventiamo Dio, dobbiamo come loro
diventare innamorati dell’uomo! Se
così stanno le cose, dovremmo poter dire che se uno non può partecipare
all’Eucaristia (il precetto domenicale !), che però faccia l’Eucaristia
diventando pane per l’altro. Non so cosa direbbero qui i nostri pastori che già
vedono il calo della partecipazione… Tonino Bello parlava di “chiesa col
grembiule” e io resto del parere che il vero servizio è servire l’amore. È
questo che conta alla fine. ·
Che rapporto lega l’Eucaristia
agli altri due “sacramenti della guarigione”?
Se
l’Eucaristia è ciò che abbiamo detto, per sé già tutti i sacramenti sono
già contemplati nell’eucaristia. Nel caso della riconciliazione, nel rito
della messa è contemplata l’assoluzione dei peccati. Così anche la chiesa
orientale. Se non che, è opportuno di fatto dare spazio e visibilità ad ogni
singolo sacramento, per farne risplendere la dignità. Purché ogni sacramento
sia orientato all’Eucaristia. L’Eucaristia è un coronamento dei sacramenti
e della loro azione, ma poi è come un invito ad andare più in là, più vicino
al cielo, nella comunione con Dio. L’Eucaristia è la sintesi dei sacramenti e
per sé basterebbe l’Eucaristia per tutte le situazioni, però i singoli
sacramenti sono come un ventaglio che fa vedere tutta la bellezza del fiore,
sono sacramenti analitici.
Ospedale di Padova, 10
febbraio 2005.
Relazione
di P. Eugenio Sapori
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